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Bonus da 80 euro del Decreto Irpef: ecco gli esclusi

Il dibattito politico-economico del “ponte” pasquale è stato contraddistinto dalle analisi sul decreto Irpef e, in maniera particolare, sugli 80 euro che finiranno nella busta paga di 10 milioni di italiani. Per i critici il bonus sarebbe una sorta di “mancia”, un’espediente finalizzato a sedurre gli indecisi in vista delle imminenti elezioni europee. Beppe Grillo ha attaccato duramente il premier Matteo Renzi (anzi “Renzie”) coniando l’hashtag #FiglioDi Trojka, proprio alla vigilia della celebrazione pasquali. Per il leader pentastellato le attuali politiche di Renzi sarebbero finalizzate a compiacere quell’Europa contro la quale Grillo sta costruendo la campagna elettorale del Movimento Cinque Stelle.

Il bonus da 80 euro è il terreno perfetto per lo scontro poiché lascia scontenti moltissimi italiani che al bonus non avranno accesso. Venerdì, alla domanda sugli esclusi, Renzi ha risposto che a chi non avrà immediatamente accesso al bonus ci si penserà poi. Ma non è stato detto né quando, né come.

Fra le tante critiche mosse all’iniziativa ce ne sono due molto interessanti. La prima contesta la prospettiva secondo la quale il bonus farà ripartire i consumi interni: non è detto che i beneficiari acquisteranno prodotti italiani e stimoleranno la produzione. Meglio sarebbe stato – secondo gli analisti – indirizzare le risorse verso la riduzione dei costi di produzione, facendo aumentare la competitività, l’export e, quindi, anche i posti di lavoro.

L’altra osservazione, molto interessante, è quella secondo la quale la norma sarebbe, di fatto, discriminatoria, poiché un bonus che incentiva i consumi avrà un effetto inflattivo che andrà a diminuire il potere d’acquisto e ad aggravare la situazione economica degli “esclusi”. Una manovra che spinge i prezzi in alto e non adegua tutti i redditi, penalizza, in maniera consapevole, le categorie esenti dai benefici della manovra stessa.

Ma vediamo nel dettaglio le categorie escluse dal bonus da 80 euro che qualcuno ha ribattezzato “quattordicesima”:

1) Chi guadagna più di 25mila euro. Niente bonus per chi guadagna più di 1500 euro netti al mese, considerati una cifra in grado di mettere i soggetti in sicurezza dalla soglia di povertà. Il provvedimento è di sostegno alle famiglie in difficoltà e 25mila euro è la cifra ritenuta discriminante: sotto questa quota di reddito scatta il bonus, mentre al di sopra se ne è esclusi.

2) Incapienti. Chi ha un reddito al di sotto degli 8mila euro annui non è soggetto al Fisco e, al meno per il momento, non è incluso nel bonus. In futuro? Renzi ha detto che degli incapienti e della partite Iva se ne riparlerà prossimamente. Quando? “Nelle prossime settimane o mesi”.

3) Dipendenti pubblici. Per i dipendenti della Pubblica Amministrazione e gli insegnanti sembra profilarsi all’orizzonte un rallentamento. Non ci sono i tempi tecnici per ottenere il bonus in busta paga già da aprile e si potrebbe cominciare, quindi, solamente da maggio.

4) Disoccupati. Per i disoccupati non è previsto alcun tipo di bonus che potrebbero rientrare in un’eventuale allargamento del bacino dei beneficiari dei bonus.

5) Partite Iva. Niente bonus per liberi professionisti e lavoratori autonomi. Forse il paradosso più grande del bonus è il fatto di fornire un aiuto a chi è già più tutelato, mentre chi è più esposto alla crisi e alla variabilità del mercato non avrà alcun aiuto. E ad avere la partita Iva sono in tanti: soltanto nel 2013 le nuove iscrizioni sono state 527.082, soltanto nel febbraio 2014 ne sono state aperte 51mila.  

6) Pensionati. L’altro grande mistero è l’esclusione dei pensionati. Chi ha smesso di lavorare ha gli stessi problemi di chi lavora nel far quadrare i conti, ma, almeno per il momento, non sarà toccato da alcun tipo di beneficio. Come per incapienti, disoccupati e partite Iva se ne parlerà solo in futuro.