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E-cig, il governo tra il fuoco delle lobby

E-cig, il governo tra il fuoco delle lobby

Uno scontro tra lobby. La sigaretta elettronica in pochi anni è riuscita a conquistare un milione e mezzo di svapatori (fumatori che aspirano il vapore acqueo delle e-cigarette), quasi il 15 per cento del totale. I grandi produttori mondiali delle bionde tradizionali hanno mosso una guerra senza precedenti ai vapori elettronici e lo Stato ha deciso di aumentare le tasse sulle sigarette tecnologiche dal primo gennaio del 2014. L’Associazione nazionale fumo elettronico (Anafe) ha sbattuto i pugni tanto che qualche giorno fa il governo ha tolto il divieto di fumo elettronico nei luoghi pubblici.

Tutto merito di un emendamento posto sul decreto istruzione: cancellata la norma che vietava l’uso della sigaretta elettronica nei bar, mezzi pubblici e uffici. Rimane, invece, in vigore per gli studenti e il personale nelle scuole, come previsto dallo stesso decreto istruzione. L’emendamento “4.25” è stato presentato dal presidente della commissione Cultura della Camera, Giancarlo Galan (PdL) e approvato il 23 ottobre scorso; va a sostituire l’ultima parte del comma 10-bis dell’articolo 51 della legge Sirchia. Una prima vittoria, o meglio rivincita, per il settore che in Italia conta circa 3mila esercizi e che negli ultimi mesi è stato colpito duramente dall’aumento delle tasse. “Ho recepito – ha spiegato Galan – l’appello proveniente da una nuova filiera produttiva, in forte espansione, massacrata da tassazione e da pesanti divieti di utilizzo e pubblicità a causa di un intervento normativo improvviso e forse poco approfondito”.

Non sono mancate le reazioni negative, come quella dell’ex ministro della Salute, Girolamo Sirchia. Ma non è certo un caso che il provvedimento arrivi dopo le dichiarazioni dell’oncologo Umberto Veronesi che nei giorni scorsi aveva difeso la sigaretta elettronica sostenendo come “i vantaggi per i fumatori sono enormi” visto che non arreca danni alla salute. Se non si tratta di una vera e propria guerra, di sicuro è un aspro scontro quello in atto ormai da mesi tra la lobby del tabacco tradizionale e quella elettronica. Le entrate dell’imposta sul consumo dei tabacchi, nei primi otto mesi dell’anno in Italia, hanno avuto un calo del 6,1 per cento, secondo i dati diffusi dal ministero dell’Economia. La colpa? Delle e-cig che hanno fatto perdere all’erario la bellezza di 455milioni di euro. Lo Stato corre ai ripari e tar-tassa la sigaretta con la batteria comparandola, di fatto, ad una bionda tradizionale. E l’intero comparto inizia a dare segni di cedimento. “Colpa di una cattiva pubblicità e di una tassazione che dal 2014 passa a un totale di 80,5 per cento”, denunciava Massimiliano Mancini, presidente dell’Anafe. “Con queste condizioni ai produttori di liquidi per le ricariche conviene vendere all’estero”. Il trend delle aperture di nuovi negozi è negativo, anzi la scorsa estate hanno chiuso 123 punti vendita, sempre secondo l’Associazione nazionale del fumo elettronico.

La guerra è totale. Si combatte su tutti i fronti. Bruxelles ha approvato lo scorso ottobre una nuova direttiva europea sui prodotti del tabacco per scoraggiare il fumo. Oltre al divieto di vendita per le sigarette al mentolo e quelle “slim”, non sarà più concessa la vendita di sigarette elettroniche in farmacia. E a proposito di farmaci, anche la lobby farmaceutica non vede di buon occhio l’aumento degli svapatori che diventano una sorta di concorrenti per i prodotti a base di nicotina in vendita tra gli scaffali delle farmacie. Ognuno difende i propri interessi, nessuno vuole perdere soldi. E nell’attesa che tutti i Paesi dell’Eurozona adottino un regolamento comune al riguardo, i colossi mondiali produttori di sigarette si stanno adeguando alla moda del vapore inalato schiacciando il led. Pall Mall, Lucky Strike e Galuoises hanno comprato fabbriche direttamente in Cina per la produzione di sigarette elettroniche mentre la Philip Morris ha acquisito i brevetti per prodursi in casa le sue e-cig.

Insomma non essere cancellati dal mercato è una sfida. Giocata a suon di vapore e tasse. E se l’Anafe sorride per l’abolizione del divieto di fumo (elettronico) nei luoghi pubblici, la lobby del tabacco prepara la sua contromossa. Non tutti però sembrano ricordarsi che il fumo elettronico per molti tabagisti è anche un valido alleato per liberarsi dalla dipendenza.