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Gli aggettivi più usati su Linkedin

Intervista ad Antonella Napolitano, autrice di "Linkedin: la Rete per trovare il lavoro dei sogni"

Linkedin: la Rete per trovare il lavoro dei sogni

Responsabile, con capacità organizzative. E poi ancora collaborativo, esperto e addirittura strategico. No, non è il testo di un annuncio di lavoro o, detta all’inglese, di job posting, ma come gli italiani si descrivono nei loro profili Linkedin e come dunque appaiono agli occhi dei responsabili delle risorse umane che arrivano ai loro “curriculum online”, tramite ricerca per parole chiave, i gruppi o tutto quello che il business social network per eccellenza consente di fare per cercare candidati papabili.

Aggettivi usati in maniera sbagliata oppure credibili? E cosa è cambiato nel modo di cercare lavoro tramite i social? Lo chiediamo ad Antonella Napolitano, autrice del manuale di Apogeo Linkedin. La Rete per trovare il lavoro dei sogni e che ne sta scrivendo proprio in questi giorni la seconda edizione, aggiornata, rivista e integrata alla luce dei recenti cambiamenti, la cui uscita è prevista durante il 2014.

Come ogni anno Linkedin ha pubblicato la sua classifica sulle parole più usate e abusate da parte degli Italiani nei loro profili. Al primo posto risulta "responsabile", usato come aggettivo e non tanto come un ruolo ben preciso. Ed era lo stessa cosa anche lo scorso anno.

Antonella Napolitano, dalla sua esperienza, cosa dimostra il fatto che sia propria questa la parola più diffusa? E d'altra parte chi si definirebbe il contrario?

“Naturalmente non ho dati statistici a disposizione come quelli di LinkedIn, ma questo mette in luce un equivoco in cui spesso mi è capitato di imbattermi facendo formazione o presentazioni del libro. Molte persone interpretano la necessità di trovare parole giuste per emergere in modo semplicistico. Come dice anche lei: chi si definirebbe all'opposto? Dunque, che senso ha specificarlo? Infatti, per l'appunto, finisce per risultare una parola assai utilizzata e quindi che non ha il potenziale di fare emergere un profilo lavorativo. La specificità, lo ripeto nel libro, è importante per mostrare una figura a tutto tondo e che si distingue da altri. Piuttosto, se dobbiamo usare parole o espressioni generiche come 'attitudine a lavorare in team' (o sue varianti) ha senso spiegare come abbiamo acquisito quelle capacità”.

Restando ancora in argomento, seguono, poi 'capacità organizzative', 'collaborativo' e persino 'strategico'. Secondo lei questa scelta ha a che fare con quello che le aziende cercano e scrivono negli annunci o con il fatto che il mondo del lavoro si sia evoluto e dia più attenzione alle cosiddette soft skill?
“Sicuramente è così. Forse, però, il nostro mercato del lavoro si è adattato solo in certi settori. O meglio, i datori di lavoro, specie quelli di aziende più grandi e con profilo internazionale, hanno le idee più chiare dei lavoratori alla ricerca del lavoro. Chiariamo, non è sbagliato in sé concentrarsi anche sulle doti relazionali e su altre soft skill, oltre alle competenze lavorative, ma definirsi 'responsabile' o 'collaborativo' non va in questa direzione: più che soft skill, sono elementi che un potenziale datore di lavoro dovrebbe poter dare per scontati. Una cosa che spesso viene sottovalutata – purtroppo, oggi, anche per la disperata situazione economica del nostro Paese – è un ragionamento attento sul profilo lavorativo e sulle modalità di descriversi in quella chiave. Molti iniziano a compilare il profilo scrivendo posizioni lavorative e qualche generica descrizione. Nella mia esperienza, i profili 'migliori' sono quelli che sono stati creati a partire da una preventiva riflessione sul proprio percorso lavorativo e sulla direzione che ad esso si voleva dare. Ripeto, nella situazione difficile di oggi, l'impulso è quello di privilegiare la rapidità alla ricchezza e all'elaborazione di concetti. Proviamo a pensarlo come a un investimento su di noi e sul nostro futuro. Investiremmo dei soldi senza prima informarci attentamente sulle condizioni di tale scelta? Possiamo onestamente chiedere a un datore di lavoro di fare altrettanto?”

E lei che suggerimenti ha per sostituire le parole 'responsabile', 'collaborativo', 'strategico', 'creativo' o come secondo lei si possono rafforzare questi concetti?
“Userei parole specifiche del contesto in cui ho acquisito e messo in pratica queste capacità. Interrogandomi prima su quale sia il significato che voglio comunicare nell'usare quei termini – che già in sé hanno moltissime possibili declinazioni. Ad esempio, cosa vuol dire 'creativo' nel lavoro che fate? Se fate un lavoro creativo per definizione, ha poco senso definirvi tali. Se invece volete caratterizzarvi come 'creativi0 come modalità di svolgimento di un lavoro non immediatamente classificabile come creativo..., è bene che spieghiate cosa intendete! Questo darà ricchezza e specificità al vostro profilo. In questo senso, valuterei anche l'eventualità, qui poco consueta, di allegare una lettera di presentazione/motivazione. Potrebbe fare la differenza. E progressivamente sono proprio le aziende a chiederla...”

E cosa non dovrebbe mai mancare in un profilo LinkedIn per dirsi davvero completo?
“La personalizzazione, la valorizzazione delle proprie capacità e competenze specifiche. E poi l'aggiornamento costante: in termini di posizioni lavorative, ma anche di contenuti da condividere con i propri contatti. Questo rende la nostra presenza più completa e interessante e mette maggiormente in luce le nostre competenze e i temi di cui ci occupiamo”.

Lei sta scrivendo la seconda edizione del manuale che Apogeo ha dedicato e dedicherà nuovamente a Linkedin, rispetto alla prima edizione ci può accennare cosa è cambiato?
“Il libro uscirà nel corso del 2014 e il lavoro è appena iniziato: sicuramente ci sarà molto da aggiornare, dato in questi due anni Linkedin è cambiato sia nelle funzionalità che nella grafica. Due grosse novità sono sicuramente i maggiori strumenti per le aziende e lo spostamento di Linkedin anche nell'ambito della curation di contenuti. Trattare quest'ultimo aspetto sarà di sicuro una novità in termini di scenario (e che in qualche modo si rifletterà sulla struttura della seconda edizione)”.

Se vi state chiedendo quali sono le altre parole usate per descriversi, oltre a quelle citate, ci sono: 'capacità di coordinamento', 'professionale', 'problem solving' e 'specializzato'. Tutte parole che, se volete distinguervi, dovreste evitare di usare o dimostrare di esserlo in modo diverso e peculiare diverso dagli altri solo così un social network potrà dare un apporto in più a quella delicatissima e anche difficilissima attività a tempo pieno che è la ricerca del lavoro.