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A Montecitorio il caffè ci costa 100mila euro

A Montecitorio il caffè ci costa 100mila euro

Quanto può guadagnare un barista? Mille, mille e duecento euro al mese? Un attimo, se si tratta di barman di quelli quotati, quelli bravi a fare i cocktail in modo acrobatico, capaci di riempire i locali notturni, allora si arriva anche a tremila e 500 euro. Forse quattromila, esageriamo vah. Beh, se servi il caffè a Montecitorio, a fine carriera, arrivi a guadagnare 110mila euro di stipendio. Qualcosa come diecimila euro ogni mese, tanto per approssimare.

Una pacchia per i 1521 dipendenti in servizio alla Camera, divisi in cinque livelli. E non provate a chiedere i loro curricula, sono quasi intoccabili: “Ho chiesto di accedervi ma ho trovato un muro di gomma”, è la denuncia di Riccardo Fraccaro, deputato trentino grillino e membro del Comitato degli affari del personale. “Mi è stato detto che non avevo un interesse giuridicamente rilevante alla conoscenza di quei dati”. Ma secondo i conti fatti sempre dai 5 Stelle, i costi del personale in servizio alla Camera ammontano a 280 milioni di euro annui, cui vanno aggiunti 220 milioni per il personale di quiescenza. Tutti i lavoratori sono divisi in cinque livelli. Al quinto si piazzano 183 “consiglieri” che arrivano a guadagnare 400mila euro lordi a fine carriera. Ma oltre a questa montagna d’oro, occorre aggiungere pure l’indennità di funzione, dai 600 ai 3mila e 900 euro lordi mensili in base alle qualifiche ricoperte. “L’indennità di funzione è corrisposta a chi svolge un ruolo di responsabilità”, continua Fraccaro. “Ma alla Camera si fa all’italiana, tutti colonnelli e nessun soldato, con una responsabilità diffusa che equivale e nessun vero responsabile”.

Scendendo poi di un livello, al quarto troviamo i documentaristi, tecnici e ragionieri. Anche loro mica se la passano male: vengono assunti con uno stipendio di 1.876,57 netti mensili, ma dopo 25 anni la busta paga si gonfia fino a 227mila e 786 euro lordi per un anno di lavoro. Al terzo livello ecco 777 persone tra segretari, assistenti e infermieri: si inizia con una retribuzione di 41mila euro lordi all’anno, per arrivare a fine carriere a 167mila e 400. In che ospedale d’Italia un infermiere percepisce un compenso così? In nessuno, ovviamente. “Dopo 25 anni di servizio un barista o un commesso di Montecitorio arriva a guadagnare 110mila euro lordi annui”, rincara Fraccaro. “Nella scorsa legislatura la Camera ha approvato ridimensionamenti dello stipendio al personale del 20 per cento, ma le nuove curve retributive si applicheranno solo ai futuri assunti e solo se approvate dal Senato”. Lecito, perciò, avere qualche dubbio sulla loro efficacia. Anche perché la proposta dei grillini di pubblicare curricula e retribuzioni dei dipendenti pubblici – perché seppur in servizio alla Camera, sempre di impiegati statali si tratta – ha trovato l’opposizione di Pd e Sel, mentre PdL e Scelta Civica hanno votato a favore.

“Tagli dei costi e maggiore trasparenza: la riforma dell'amministrazione della Camera va avanti con credibilità”, ha rassicurato la presidente di Montecitorio, Laura Boldrini. “Sul tema della Casta è facile e popolare suonare la grancassa della propaganda. Più difficile, ma più serio, è produrre cambiamenti veri”. La presidente si è, inoltre, resa disponibile a pubblicare i compensi affinché “l’opinione pubblica possa conoscere i livelli retributivi dei dipendenti della Camera e i curricula di coloro che ricoprono ruoli di vertice e responsabilità”. Intanto, però, ogni anno “la Camera spende 4,5 milioni di euro per l’acquisto di software”, rivela Luigi Di Maio, deputato 5 Stelle e vicepresidente a Montecitorio. “La nostra proposta è quella di sostituire gradualmente tutti i software a pagamento con quelli open source”. Senza contare che altri 9 milioni se ne vanno per la stampa di atti parlamentari, ecco perché nell’era della digitalizzazione non sarebbe male informatizzare i provvedimenti prodotti da onorevoli e senatori.

Il Movimento 5 Stelle, insomma, ha raccolto un po’ di dati per sottoporre delle misure all’attenzione dell’ufficio di Presidenza. Affrontare il tema dei costi del Palazzo, però, non è affar semplice. “Questo Parlamento vuole essere meno trasparente di quanto chiede alle altre amministrazioni”, è la convinzione dei deputati pentastellati. La gente, tutto sommato, è stufa di sentir parlare di cifre, di sprechi e poi di dover sempre pagare di tasca propria il conto. Anche perché mica tutti fanno i baristi a Montecitorio.