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A questi livelli Piazza Affari è ancora a buon mercato?

Oggi parte l’aumento di capitale del Banco Popolare, prima di una serie di operazioni di rafforzamento del capitale che riguardano gli istituti di credito italiani. Entro luglio, considerando anche il Montepaschi, Bpm, Popolare di Vicenza e Carige, al mercato verranno richiesti otto miliardi di euro. Una somma necessaria ad affrontare senza particolari patemi d’animo gli esami europei. A queste condizioni le banche italiane, e Piazza Affari più in generale, sono ancora a sconto? Conviene dunque investire nel listino milanese? Proviamo a capirlo partendo da alcuni dati.

Febbre internazionale per il debito italiano

Piazza Affari viaggia oggi sui massimi da tre anni a questa parte. In sostanza siamo tornati ai livelli di inizio 2011, prima cioè che esplodesse la crisi sistemica che ha fatto temere per la tenuta del debito pubblico italiano. Questo nonostante nel frattempo l’Italia abbia accumulato una lunga recessione, che ha penalizzato i profitti delle imprese, e solo ora mostra i primi segnali della fine. Eppure, nei giorni scorsi sono stati collocati sul mercato BTp con scadenza a cinque anni all’1,88%, il minimo storico. Un altro segnale che la febbre è passata è arrivato dall’asta dei BTp a dieci anni, con il tasso calato al 3,29%, la metà rispetto al picco della crisi.

Il merito è soprattutto degli investitori internazionali, che in massa hanno iniziato a investire nel nostro Paese. Con l’avvio del tapering negli Stati Uniti e l’emergere delle tensioni in alcuni mercati emergenti, molti grandi investitori hanno disinvestito da Cina, Brasile e Russia, riportando i loro capitali in Occidente. La fame di rendimenti hanno però escluso investimenti negli Usa e in Germania, dirottando le risorse verso la periferia dell’Eurozona, a cominciare dalla stessa italiana.

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L’avanzata dei fondi stranieri

Questo fenomeno non ha riguardato solo il debito sovrano, ma anche l’equity. Basti pensare all’avanzata di Blackrock, il più grande gestore al mondo, che nell’arco di due settimane ha annunciato di essere diventata il secondo socio di Intesa SanPaolo, Unicredit e Mps, in sostanza i primi tre gruppi del credito in Italia. Senza dimenticare investitori come Vanguard, Fintech Advisory e Btg Pactual Europe, anch’essi entrati con forza nel capitale di Mps. In realtà, la notizia che ha destato maggiore scalpore ha visto protagonista People’s Bank of China, che ha annunciato di essere salita oltre il 2% nel capitale di Eni ed Enel. Trattandosi della Banca centrale cinese, vuol dire che Piazza Affari è considerata ormai un approdo a basso rischio.

Valutazioni a confronto

Dopo quasi due anni di crescita ininterrotta, tuttavia, non si può più dire che il listino milanese è a buon prezzo. Il rapporto tra prezzo di Borsa e utili attesi nel 2014 risulta allineato alla media degli ultimi dieci anni, avendo recuperato un differenziale del 20% solo nell’arco degli ultimi mesi.

Come mai allora gli stranieri continuano a puntare sul nostro mercato? Innanzitutto c’è un’apertura di fiducia verso il nuovo corso politico, che dovrebbe portare alle tanto attese riforme, destinate a restituire competitività al sistema economico. Gli annunciati tagli alle imposte e la lotta alla burocrazia promettono di avere un impatto positivo sui conti aziendali, aumentando quindi gli utili (il denominatore del rapporto prezzo/utili). D’altra parte si scommette su nuovi interventi da parte della Bce a sostegno dei mercato, soprattutto per tenere sotto controllo l’euro. Una misura che avrebbe un impatto positivo su un Paese con una forte propensione all’export come l’Italia. Insomma, siamo investiti da una grande fiducia e questo pone anche grandi responsabilità all’Italia. Se gli impegni non si tramuteranno in fatti, i capitali ci metteranno poco a voltarci nuovamente le spalle. Con conseguenze già viste nel passato.