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Mercati, rally a fine corsa o rilancio?

Piazza Affari ha archiviato un’altra settimana in forte crescita (+3,2%), portando a oltre il 13% il progresso nell’ultimo mese. Se si considera che, di pari passo, continua a scendere lo spread tra Btp e Bund a dieci anni (ormai in area 250 punti), si capisce perché tra gli addetti ai lavori stiano crescendo le preoccupazioni. Quanto ancora i mercati possono correre, prima di riprendere il fiato? Qualche elemento può essere utile a cercare una risposta al quesito.

Il rischio Italia è svanito

A scatenare il rally è stato il calo del rischio percepito sul nostro Paese. Con il muro alzato dalla Bce in difesa dell’euro, gli speculatori ribassisti hanno dovuto cambiare posizioni in tutta fretta, accelerando così il ritmo della ripresa. Questo scenario ha premiato soprattutto i titoli bancari, che a Piazza Affari restano dominanti nonostante la crisi degli ultimi anni e questo ha diffuso il sentiment di fiducia sul resto del listino. Nell’ultima settimana il Banco Popolare ha guadagnato oltre il 15%, Mps il 12%, Mediobanca e Unicredit il 10% a testa. Bena anche l’asta dei Bot di mercoledì, con un rendimento dello 0,89%, che rappresenta il minimo da tre anni.

Gli ottimisti a oltranza

Proprio quest’ultimo dato, combinato ai rendimenti negativi in termini reali (cioè al netto dell’inflazione) assicurati dai titoli di Stato di Germania e Usa nelle scadenza a breve-medio termine fanno il gioco degli ottimisti a oltranza. E’ vero che l’equity ha corso molto negli ultimi mesi, è il loro ragionamento, ma ormai le obbligazioni non offrono più rendimenti interessanti, per cui non resta che continuare a riversare sulle azioni una buona parte della liquidità messa in circolo dalle Banche centrali. Del resto, se i listini statunitensi sono vicini ai massimi storici, in Europa l’obiettivo è lontano dal 20 al 40%.

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L’incognita elettorale

I pessimisti annotano che l’entusiasmo generalizzato sui mercati non trova giustificazioni sui numeri dell’economia reale, soprattutto quella del Vecchio Continente, che combatte sulla soglia della recessione. Tanto che proprio l’Italia torna nel mirino per essere stato il mercato più brillante nelle ultime settimane, a fronte di un Pil visto in calo di oltre il 2% nell’anno in corso. Si sa che i mercati finanziari tendono ad anticipare le dinamiche dell’economia reale, che tuttavia è destinata a soffrire ancora per diversi trimestri nel nostro Paese. In più, numerosi analisti stanno tornando a mettere nel mirino delle loro valutazioni la variabile elettorale: la possibilità che dalle urne non emerga una maggioranza chiara e coesa potrebbe riportare la Penisola a una situazione di equilibrio precario.

Una risposta dalle trimestrali

Il proseguimento o meno della fase toro alla fine potrebbe dipendere dall’andamento dei conti aziendali, attesi alla prova della verità dopo alcuni trimestri di ripresa dovuti quasi esclusivamente ai tagli dei costi.

Gli Stati Uniti hanno aperto la stagione con dati moderatamente positivi (ma migliori delle attese) da parte di Alcoa e brillanti per Wells Fargo, prima banca di grandi dimensioni a pubblicare la trimestrale di fine 2012: l’utile è cresciuto del 24% a 51 miliardi di dollari, con un profitto record di 91 centesimi per azione. A breve arriveranno i dati dall’altra sponda dell’Oceano e a quel punto si capirà se la ripresa ha gambe abbastanza robuste per proseguire nel suo cammino.