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Mercati: toro con il fiato corto

Dopo un semestre di corsa ininterrotta, nelle ultime sedute i listini finanziari hanno mostrato il fiatone. Segno che la ripresa è arrivata a fine corso o, più semplicemente, pausa di riflessione prima di ripartire? Qualche elemento può aiutare a orientarsi meglio, e a scegliere in maniera più consapevole.

Pausa dopo i record

A favorire il ripiegamento dell’equity è stato soprattutto il raggiungimento di livelli record, che hanno spinto molti investitori a monetizzare le plusvalenze accumulate. L’S&P500, rappresentativo delle principali 500 società americane per capitalizzazione, a gennaio ha messo a segno la migliore performance mensile degli ultimi 16 anni, mentre Piazza Affari ha scalato posizioni nel Vecchio Continente, ponendosi ai primi posti dei rialzi dopo aver a lungo soggiornato nei bassifondi di questa graduatoria.

Gli elementi a favore del fine-corsa

Se l’alleggerimento delle posizioni era nelle cose dopo queste performance, non si può per questo parlare di vera e propria inversione del trend. Piuttosto, questo potrà avvenire se troveranno conferma le incertezze emerse nell’ultima settimana in merito ai conti della Corporate Usa: se altre grandi società come Apple confermeranno di aver rallentato il ritmo di crescita degli utili, allora sì che potrebbe esservi un ripiegamento consistente dei listini.

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Così come è importante seguire da vicino le nuove trattative in corso sul deficit pubblico statunitense: il mini-accordo di inizio anno ha sì ridotto l’impatto della pressione fiscale sul Pil, ma un’intesa definitiva è attesa per le prossime settimane.

Quanto all’Europa, le principali preoccupazioni sono oggi legate alle prossime scadenze elettorali, a cominciare dall’Italia (24-25 febbraio), per arrivare fino alla Germania. I mercati continuano a scommettere su maggioranze filo-europeiste, per cui la reazione potrebbe essere violente in caso di esito differente o del formarsi di coalizioni troppo eterogenee, e pertanto tendenzialmente stabili.

Infine, un’altra minaccia per i listini azionari del Vecchio Continente è rappresentata dall’euro forte rispetto a yen e dollaro (e quindi anche yuan cinese), che penalizza le esportazioni europee, elemento che ha fatto da traino all’economia dell’area nell’ultimo anno.

I fattori di forza

In ogni caso, il prevalere dell’orso sul toro nelle prossime settimane non può darsi come elemento acquisito. Innanzitutto perché le quotazioni dei listini azionari continuano a restare a sconto rispetto alla media storica, anche dopo i rialzi dell’ultimo semestre. Quindi perché lo spread tra i Paesi periferici dell’Eurozona e la Germania sembra essersi ormai stabilizzato ben al di sotto della soglia di allarme. Inoltre i mercati continuano a essere inondati di liquidità dalle Banche centrali, denaro che non trova più nei bond rendimenti soddisfacenti, per cui considera con sempre maggiore attenzione l’equity. Insomma, le cause congiunturali potrebbero favorire il proseguimento della corsa, anche a fronte di fattori strutturali di tensione. Ma si sa, ormai in finanza a prevalere sono le scelte di breve termine.