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Rally di fine anno? Si decide ora

La statistica, che in Borsa ha moltissimi seguaci, dice che tra novembre e dicembre i listini azionari tendono a crescere in maniera sensibile. Meno certezza c'è sulle motivazioni, secondo alcuni legate alla maggiore capacità di spesa dei consumatori (vedi tredicesime), per altri invece agli sforzi delle aziende per raddrizzare i conti a chiusura del bilancio. Fatto sta che quest'anno ogni previsione sull'andamento delle prossime settimane può apparire un azzardo, considerato che stiamo entrando in un vortice di giornate fondamentali dal punto di vista politico e finanziario: proviamo a capire cosa ci attende e, conseguentemente, come potrà evolvere lo scenario. Con la consapevolezza che, ad attendere troppo, si rischia di perdere il treno del rialzo.

Verso la paralisi al Congresso?

Si parte dagli Stati Uniti, con le elezioni presidenziali che decreteranno il vincitore tra il presidente uscente, il democratico Barack Obama, e lo sfidante, il repubblicano Mitt Romney. Se ad avere la meglio sarà il primo, verosimilmente assisteremo a una stagione ancora molto lunga di tassi bassi da parte della Federal Reserve, con l'obiettivo di sostenere l'economia. Se prevarrà Romney, il mondo della finanza potrà contare su meno tasse e meno regole.

Sta di fatto, però, che — chiunque vinca — dovrà fare i conti con un Congresso sostanzialmente diviso a metà. Dal clima post-elettorale si capirà se i prossimi potranno essere mesi di collaborazione tra i massimi poteri della prima economia mondiale o si andrà, invece, verso un sostanziale stallo.

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Sfida epocale in Cina

I prossimi saranno giorni particolarmente caldi anche in Cina, dove giovedì inizierà il congresso del Partito Comunista, chiamato a designare le nuove leve al comando. I nomi sono già filtrati e sono nel segno della continuità rispetto al passato, ma anche in questo caso il clima che caratterizzerà i lavori risulterà decisivo per capire come evolverà il Paese nei prossimi mesi, forse anni.

Oggi Pechino ha davanti a sé una sfida epocale: convertire un'economia che per un lungo periodo ha fatto leva sulla forza dell'export in una realtà che cresce in primo luogo grazie ai consumi interni. Per farlo occorrerà garantire una crescita progressiva (non violenta, per non innestare spinte inflazionistiche) dei salari e gestire al meglio il processo di urbanizzazione (evitando il formarsi di nuove bolle immobiliari dopo quella da poco scoppiata), il tutto senza cercare di perdere competitività (nei Paesi vicini si fa a gara per diventare la nuova Cina).

L'Eurozona a una svolta?

Dopo l'ennesimo rinvio di fine ottobre, la prima metà di questo mese dovrebbe essere decisiva per risolvere la questione greca. Negli ultimi giorni il governo ellenico si è avvicinato alle richieste della trojka (reclama misure più incisive per contenere la spesa pubblica), ma chiede di rinviare le scadenze per rientrare dai debiti e la sensazione è che anche l'Unione europea e il Fondo monetario internazionale siano oggi meno rigidi che in passato. Un accordo potrebbe aprire le porte a un po' più di serenità nell'Eurozona, diffondendo l'ottimismo anche a Spagna e Italia. Solo così il tradizionale rally di fine anno potrà trovare attuazione anche questa volta.