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14 anni fa l'omicidio di Federico Aldrovandi: "Così hanno ucciso mio figlio"

Federico Aldrovandi
Federico Aldrovandi

Federico Aldrovandi moriva il 25 settembre 2005. Sono trascorsi 14 lunghi anni da quel tragico giorno in cui fu ucciso il 18enne, fermato dalla Polizia a Ferrara per un controllo. Il padre, Lino Giuliano Aldrovandi, ha scritto una lettera per ricordare il figlio: le sue parole, pubblicate su Facebook, hanno commosso il web. “Così hanno ammazzato Federico”.

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Il dolore del padre

“Non c’è più musica e non ci sono più colori nella vita, quando ti viene a mancare l’aria e il profumo del respiro di un figlio”, si legge nella lunga lettera scritta da Lino Giuliano Aldrovandi in cui riporta l’ora della morte del figlio, “le 6.04 circa” e i nomi dei colpevoli dell’omicidio, quattro agenti dalla Polizia di Stato.

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“Federico non c’è più. È la cruda realtà che rivedo attraverso un’immagine orribile che mai nessun genitore vorrebbe vedere. Quell’immagine terribile fummo costretti a renderla pubblica a quei tempi dall’inerzia di tante cose. Ma poi una piccola strada verso una piccola giustizia si aprì”.

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“Ucciso senza una ragione”

Bastonato di brutto per mezz’ora, di cui due manganelli ritornati in Questura risultarono rotti (atti processuali), con alla fine impresse sul suo corpo ben 54 ferite e non solo…, causate da un’azione improvvida e violenta che arrivò a spezzargli il cuore per una forte compressione o per un forte colpo – (atti processuali), da persone definite in Cassazione dal procuratore generale durante la sua arringa: schegge impazzite”, ha spiegato Aldrovandi su Facebook.

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“Una cosa è certa, Federico non morì di malore, ma di ben altro. Fu ucciso senza una ragione. Anche se di ragioni per uccidere non potranno mai essercene - ha continuato il padre nella lettera - Gli agenti hanno già scontato la loro pena, così secondo la legge degli uomini, ma sono convinto che il giudice più severo rimarrà la loro coscienza di uomini e sopratutto di genitori”.

Poi l’amara riflessione: “Per me invece fino alla fine dei miei giorni sarà un ergastolo, con la sola speranza che ciò che è accaduto a Federico non accada mai più a nessun figlio”. Infine, un appello: “Vi chiedo cortesemente di non proferire offese ad alcuno per rispetto di Federico, per non far sentire vittima chi non lo è, e non lo sarà mai”.