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170 giorni di lavoro per pagare le tasse

A pesare maggiormente sulle tasche degli italiane è l'imposta sul reddito delle persone fisiche, cioè le tasse che si pagano su ciò che si guadagna. Cioè sul lavoro.
A pesare maggiormente sulle tasche degli italiane è l’imposta sul reddito delle persone fisiche, cioè le tasse che si pagano su ciò che si guadagna. Cioè sul lavoro.

Lavorare quasi metà anno per lo Stato, anche se non si è dipendenti statali. E’ quello che succede agli italiani, che anche nel 2017 doneranno quasi metà del proprio stipendio alle tasse, dirette e indirette, e – dunque – inizieranno a intascare realmente i frutti del proprio lavoro solo a metà giugno. Per la precisione il 19 giugno, che così diventa il tax freedom day del 2017.

Nel 2017 la pressione tributaria complessiva, secondo le prime stime, dovrebbe scendere lievemente, dal 42,6% al 42,3% del Pil, ma questo cambia poco per le famiglie italiane, nonostante una riduzione delle tasse complessive valutabile in 7 miliardi di euro. A calcolare quale sarà il peso fiscale sugli italiani è il Corriere Economia assieme all’Ufficio studi della Cgia di Mestre , che prende a esempio un impiegato quadro con reddito di 50mila euro lordi.

Il reddito preso a esempio è stato incrementato dello 0,6% rispetto al 2016 sulla base della variazione degli indici di rivalutazione contrattuali Istat, salendo così per la precisione a 50.068 euro. A fine anno, tra imposte sul reddito e imposte sui consumi alla famiglia italiana lo Stato costa ben 23.609 euro, cioè una pressione fiscale del 47,15%.

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Nel dettaglio, un italiano lavorerà 86 giorni per pagare l’Irpef, 34 giorni per i contributi, 26 per l’Iva, 13 giorni per le imposte locali, 9 per le accise e 2 per le altre imposte. In totale, dunque, un italiano lavora 170 giorni per pagare tasse e tributi, avendo poi a disposizione 195 giorni per se stesso. Come si nota, a pesare maggiormente sulle tasche degli italiane è l’imposta sul reddito delle persone fisiche, cioè le tasse che si pagano su ciò che si guadagna. Cioè sul lavoro.

Ed è da 10 anni che i governi italiani parlano di un taglio all’Irpef, ma da Prodi a Gentiloni, passando per Monti, Letta e Renzi nessun governo ha intaccato il prelievo dello Stato sui redditi degli italiani.