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Agenda Trump a rischio. E i mercati se ne sono accorti

Come in molti prevedevano, i numeri per far approvare la riforma sanitaria voluta dal presidente Usa Donald Trump, non sono stati sufficienti.

Parte la grande attesa sui mercati

Il voto è stato perciò rimandato ad oggi ma non è assolutamente detto che possa esserci un accordo. I mercati se ne sono accorti e si sono posizionati in modalità attendista con una certa tendenza alla debolezza; infatti dopo la prima ora di contrattazione, l'indice Ftse Mib cede lo 0,3% a 20.121 punti mentre il Dax di Francoforte è a cavallo della parità con -0,04%, il Ftse 100 di Londra rasenta il risultato neutro a -0,01% e il Cac di Parigi scende dello 0,3%.

Il problema di fondo che si avverte dagli Usa, però, oltre ad un allungamento delle tempistiche sulla realizzazione dell'agenda, è anche un altro: a rivoltarsi contro il volere della Casa Bianca, non sono stati i democratici, naturali avversari del Tycoon, bensì proprio i repubblicani, ovverosia i suoi compagni di partito i quali, a dir la verità, già dall'inizio della sua entrata in campo, hanno visto il nuovo protagonista come un intruso. In questo caso, le critiche che arrivano al testo, riguardano una serie di posizioni poco intansigenti e troppo morbide in una riforma che sembra invece ricalcare in più punti, proprio quella legge che dovrebbe abolire.

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I dubbi dei mercati su Trump

Il primo a festeggiare è, ovviamente, Barack Obama il quale, proprio 7 anni fa, si trovava a vedersi approvata, non senza polemiche e altrettante discutibili modifiche, la sua proposta per un'assistenza sanitaria che, nel tempo, non ha esitato a rivelare parecchi punti critici nati, tra le altre cose, anche da una serie di cambiamenti arrivati proprio durante l'iter legislativo. Per questo motivo sono aumentati i dubbi sulle capacità della nuova amministrazione, di condurre in porto le numerose promesse fatte in campagna elettorale verso quella strategia pro-growth che stenta non solo ad arrivare ma persino ad essere resa nota nei suoi particolari tecnici. Il tutto a favore di una riscoperta dell'orizzonte europeo e di quello emergente, (con tutte le precauzioni del caso) che nel 2017 con l'Msci Emerging Markets ha registrato un +8,6%. Dubbi che aumentano allargando la visuale all'azionario mondiale, sempre più spesso accusato, non a tirto, di essere particolarmente sopravvalutato. A confermarlo potrebbe essere una ricerca di Bank of America Merrill Lynch secondo cui 160 gestori su un totale di 200 intervistati, giudicano l'azionario Usa il settore più sopravvalutato a livello mondiale mentre un terzo ritiene che il dollaro abbia un valore troppo forte.

I primi nemici sono i repubblicani

Ad ogni modo, il Congresso Usa ha dato la prima lezione ai mercati che da tempo stanno festeggiando basandosi su un ottimismo che, indubbiamente, Trump è stato bravo a infondere, a prescindere dai naturali tempi tecnici della politica. Ma è anche vero che il presidente e il suo staff stanno ora lavorando su due fronti: il primo è quello di riuscire a convincere, con le buone o con le cattive tutti i deputati, il secondo, invece, riguarda il testo e le modifiche che stanno arrivando per venire incontro alle richieste del partito.

L'assoluta mancanza di regole e, ancora di più l'assoluta inesperienza nel settore della politica a qualsiasi livello, sono stati elementi più che sufficienti per far storcere il naso ai rappresentanti più puristi della corrente repubblicana che hanno etichettato Trump immediatamente come inadatto ad un ruolo così complesso e delicato come quello da lui attualmente ricoperto.

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