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Allarme Ocse sulle banche italiane: ancora troppe sofferenze

A quanto pare tutto quello che è stato fatto finora nel settore del credito italiano, per quanto positivo, non è stato sufficiente a evitare la nuova tirata d'orecchie che, questa volta, arriva dall'Ocse.

La versione dell'Ocse

L'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo, infatti, pur riconoscendo agli istituti, il miglioramento dei rispettivi livelli di capitalizzazione, deve allo stesso tempo mettere in guardia sulla redditività e sulla presenza della zavorra rappresentata dai crediti in sofferenza. Come riuscire ad evitare la crisi? Nessuna bacchetta magica, purtroppo può aiutare la nazione, ma solo un piano che, guardando al lungo termine, ponga dei target sul brevissimo e medio (1 e 3 anni), fatto di provvedimenti specifici per riuscire a gestire l'enorme mole di prestiti difficilmente recuperabili. Una mole, quest'ultima, che è stata individuata al 90% del capitale dichiarato nel 2015, il che porrebbe l'Italia all'ultimo posto tra le nazioni europee. Ma tra le tante criticità ancora presenti, l'Ocse rileva quello che si trova dall'altra parte degli sportelli e cioè un popolo italiano che è fortemente squilibrato verso il possesso dei bond bancari: nelle tasche dei risparmiatori italiani trovano posto il 20% dei titoli di debito, troppi.

Le soluzioni proposte

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Nulla di nuovo sotto il sole, dunque, visto che qualche mese fa persino il Financial Times riconosceva che in Italia ci sono più sportelli bancari che pizzerie. Anche alla luce di questo appare perciò più evidente la volontà dell'Organizzazione di voler razionalizzare il numero sportelli anche in virtù della diffusione dell'home banking e dell'automazione di molte, moltissime, operazioni bancarie. Una polverizzazione che si riflette anche nel numero delle filiali: tante, piccole e con pochi addetti che, invece, potrebbero essere riorganizzati diversamente potenziando perciò le risorse umane all'interno di ogni singolo istituto. A tutto vantaggio della redditività anche sul lungo termine. Infatti un altro consiglio che l'Ocse non esita a fornire è quello di una riorganizzazione della governance con un approccio sul lungo periodo. E ancora: via libera per il nuovo codice volontario di condotta per le fondazioni bancarie che è stato voluto dal governo ma disco verde anche per un'altra decisione, quella di raggruppare le casse di risparmio e i piccoli istituti in società quotate, tutte misure prese per consolidare un settore fatto di realtà spesso pulviscolari e, perciò, difficilmente controllabili.

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