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Appello bis Parmalat-Ciappazzi, ridotte pene per Geronzi e Arpe

BOLOGNA (Reuters) - I giudici della seconda sezione penale della corte d'Appello di Bologna, accogliendo le richieste del procuratore generale, hanno condannato Cesare Geronzi a quattro anni e mezzo di reclusione e Matteo Arpe a tre anni e mezzo nell'ambito del processo d'appello bis per la vicenda Ciappazzi-Parmalat, riducendo le pene annullate dalla Cassazione lo scorso anno. Condannati anche gli altri quattro imputati nel procedimento a pene tra i 2 anni e 2 mesi e 3 anni e 3 mesi. "Ricorreremo sicuramente in Cassazione", ha detto l'avvocato Domenico Politano, legale di Arpe, che come tutti gli imputati ha sempre respinto ogni addebito. Il nuovo processo d'appello era stato deciso dalla Cassazione, che il 5 dicembre dell'anno scorso annullò con rinvio la prima sentenza della Corte d'Appello di Bologna per la riformulazione delle pene. Il 7 giugno 2013, la corte aveva condannato l'ex presidente di Banca di Roma-Capitalia Geronzi a cinque anni e l'ex AD di Capitalia (e attuale presidente di Banca Profilo) Arpe a tre anni e sette mesi per concorso in bancarotta, confermando la sentenza di primo grado emessa dal Tribunale di Parma il 29 novembre 2011. Il processo è una tranche del procedimento principale per il crack Parmalat e riguarda l'azienda di acque minerali Ciappazzi, che Calisto Tanzi acquistò dal gruppo Ciarrapico nel 2002. L'accusa sostiene che l'acquisto da parte del gruppo di Collecchio della società in gravi difficoltà economiche avvenne per effetto delle pressioni esercitate dagli allora vertici di Banca di Roma, poi Capitalia. Sul sito www.reuters.it le altre notizie Reuters in italiano. Le top news anche su www.twitter.com/reuters_italia