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Balla coi tassi

E’ difficile muoversi sui mercati tenendo gli occhi incollati solo sulle Banche centrali. Per questo, spiegano gli analisti, conviene avere in portafoglio dei titoli su cui poter contare a prescindere da quelle che saranno le scelte di politica monetaria.

Lo scenario
Il quadro generale fa vedere, come prima cosa, che l’economia Usa è in miglioramento, anche se lento. Il Pil del primo trimestre è aumentato dello +0,2%, le vendite al dettaglio sono risultate in salita, ma sotto le attese (e spinte dal settore auto). L’inflazione è più bassa delle stime. In Europa l’immagine è composita. La regione va a più velocità, a seconda che si tratti di un paese solido (come la Germania) o debole a causa della crisi del debito (come Italia, Grecia o Spagna). In Giappone, intanto, l’Abenomics (il programma di stimolo economico voluto dal premier Shinzo Abe) inizia a farsi sentire. Gli emerging restano un puzzle formato da un’Asia in ripresa e un’area Latam in frenata.

Cosa fanno le Banche centrali
La Federal Reserve resta fedele alla sua doppia agenda fatta di controllo dei salari e monitoraggio dei prezzi. Gli economisti dell’istituto Usa di politica monetaria vedono che la disoccupazione è in calo e che ci sono più soldi nelle tasche degli americani grazie alla discesa del petrolio. Il problema, semmai, è che solo il 25% dei soldi risparmiati viene poi speso dalle famiglie yankee. Le valutazioni dell’equity, intanto, sono alte, come sottolineato dal presidente della Federal Reserve, Janet Yellen. In Europa la Bce (Toronto: BCE-PA.TO - notizie) ha fatto sapere di avere in programma di aumentare i propri acquisti di asset dell'Eurozona a maggio e giugno, in vista di un periodo di bassa liquidità previsto per l'estate. L’Eurotower, inoltre, è pronta a prendere ulteriori misure per alzare l'inflazione se l'attuale programma di Quantitative easing fosse insufficiente per centrare l'obiettivo.

Nel Sol levante gli utili societari più elevati stanno portando a salari e bonus annuali più alti che, a catena, potrebbero portare a una crescita significativa in termini di consumi. Le principali società giapponesi hanno già deciso di accrescere gli stipendi mensili e i bonus annuali. Il tasso di disoccupazione, intanto, si è attestato al 3,6%. Qualora i dati macro dovessero sorprendere in negativo, il numero uno della Bank of Japan, Haruhiko Kuroda, ha già detto di essere pronto a procedere con un ulteriore round di allentamento monetario. Fra gli emerging, la notizia più rilevante delle ultime settimane è stata quella della decisione della Banca popolare cinese di ridurre ulteriormente i tassi d’interesse di riferimento sui depositi e sui prestiti.

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Non mancano i rischi. Il più evidente è quello di un rallentamento dell’economia globale. Non va poi sottovalutato un possibile aumento significativo dei costi o dell’inflazione. Due elementi che metterebbero in pericolo i margini. C’è poi da considerare il rialzo dei tassi. Se quello Usa (il più vicino in termini temporali) fosse maggiore delle attese, questo limiterebbe la crescita macro e minerebbe la fiducia degli investitori nell’equity.

Le scelte operative
“I mercati azionari sono ancora tonici. E questo nonostante l’equity, le obbligazioni e le valute siano un po’ volatili. Anche a causa di una ripresa economica meno certa di quanto fosse fino a qualche trimestre fa”, spiega Greggory Warren analista azionario di Morningstar (NasdaqGS: MORN - notizie) . “La possibilità di uscita della Grecia dalla zona euro, i timori di valutazioni troppo alte dei bond, le prospettive di un rialzo dei tassi in Usa e la rapida decelerazione dell’economia cinese sono tutti elementi che potrebbero condizionare l’andamento dell’azionario nei prossimi mesi. Anche i gestori con cui abbiamo parlato, concordano con il nostro scenario che vede una situazione meno favorevole per l’equity rispetto al passato”.

In una situazione del genere, il consiglio dell’analista è quello di concentrarsi su titoli che siano in grado di navigare in tutte le condizioni di mercato. Per questo, aggiunge, è meglio guardare le aziende che hanno un buon vantaggio competitivo (quello che Morningstar chiama Economic moat) e che possono creare valore per gli azionisti anche grazie a prezzi scontati.