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Banche, non è solo questione di tassi

Il tasso di interesse non è tutto. Quando si parla di investimento nei titoli delle banche, dicono gli analisti di Morningstar (NasdaqGS: MORN - notizie) , le manovre degli istituti centrali sono solo una delle variabili da tenere in considerazione. Dal punto di vista delle valutazioni la situazione è delicata. I titoli del comparto finanziario coperti dalla ricerca Morningstar trattano (mediamente) con uno sconto del 3% rispetto alle stime di fair value. Scomponendo l’universo, i servizi al credito trattano con un discount del 10%, mentre i financial exchange hanno una sopravvalutazione del 10%. Va detto che, dal punto di vista dei prezzi, più interessante è il comparto Telecom che, mediamente, ha una sottovalutazione del 12%.

“In una situazione del genere, basarsi solo sull’andamento dei tassi di interesse per decidere di investire sulle banche potrebbe essere pericoloso”, spiega Jim Sinegal, analista che segue il comparto finanziario. “Un rialzo del costo del denaro di solito fa bene alle azioni degli istituti di credito. Ma i movimenti a cui stiamo assistendo negli Stati Uniti e in altre aree come il Giappone e l’Europa, indicano che i tassi si muoveranno gradualmente verso una normalizzazione e non torneranno velocemente verso i valori storici”. Per questo bisogna tenere in considerazione altri elementi che potrebbero fare comunque bene ai bilanci delle banche.

Non solo tassi
Uno di questi è il continuo progresso tecnologico. “La cosiddetta new economy ha un doppio effetto: da una parte razionalizza e rende meno costosi i processi dell’intero settore produttivo e finanziario; dall’altro richiede nuovi investimenti da parte delle aziende e ne modifica la richiesta di lavoro”, spiega l’analista di Morningstar. “In un quadro del genere è necessario avere tassi bassi per assicurare piena occupazione e robusti investimenti di capitale”.

Ci sono poi da considerare i cambiamenti demografici. “Le persone vivono più a lungo. Questo nel medio termine porta a una riduzione dei risparmi anche a causa, ad esempio, delle spese sanitarie dei più anziani”, dice Sinegal. “Ma bisogna tenere conto anche dell’arrivo sul mercato dei Millennials che alla sogli dei 30 anni vogliono mettere su famiglia dando in questo modo una spinta al segmento immobiliare e, a ruota, alla richiesta di mutui”.