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Banche sempre più liquide ma non erogano credito, bene assicurazioni

MILANO (Reuters) - Le banche italiane hanno liquidità da far scoppiare i forzieri, ma il credito non arriva ad imprese e famiglie.

E' il quadro dipinto dal rapporto dell'area studi di Mediobanca sulle principali società italiane.

Nel 2015, forte della spinta impressa dal QE della Bce, il sistema bancario italiano ha registrato liquidità per 20 miliardi (+24,2%). I mezzi propri sono aumentati del 2,6%, a 225,5 miliardi.

L'attivo tangibile è sceso dell'1%, a 2.663 miliardi, mentre i crediti alla clientela sono calati dell'1,1%, a 1.437 miliardi. In flessione anche la raccolta da clientela: 1.642 miliardi (-0,4%).

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Il report di Mediobanca non chiarisce perché la liquidità erogata alle banche non arrivi all'economia reale, ovvero non dice se è il cavallo che non beve. Di sicuro, sul sistema bancario italiano grava una spada di Damocle che si chiama qualità del credito: a fine 2015, si legge, i crediti deteriorati netti ammontavano a 198,1 miliardi, pari all'11,3% dei crediti verso la clientela.

Altro fattore che frena l'erogazione del credito sono i requisiti patrimoniali richiesti dalla vigilanza. Il sistema, alla fine dell'anno scorso, aveva un coefficiente patrimoniale di vigilanza pari al 14,9%, con le Bcc a fare meglio della media (16,9%) e le popolari in ritardo (13,5%).

Dai bilanci 2015, inoltre, emergono una flessione del margine d'interesse (-4,1%), un peggioramento del rapporto cost/income, salito al 69,4% dal 68,6% del 2014, e un ritorno ad un Roe positivo (1,4%), con un'inversione di tendenza rispetto al 2014 (-3,8%) e al 2013 (-8,9%).

In calo forza lavoro (-0,6%) e sportelli (-2,9%).

Invariata la graduatoria delle prime venti banche per totale attivo tangibile, con UniCredit in testa (854,8 miliardi), davanti ad Intesa Sanpaolo (669 miliardi). Mediobanca inserisce tra le banche anche Cdp (344,9 miliardi), che però non è una banca ma l'unico "istituto nazionale di promozione" italiano.

Indicatori patrimoniali preoccupanti per alcune banche. La Cassa di Risparmio di Cesena, per esempio, ha un'incidenza delle perdite sui crediti pari al 259,2%, la Banca Atesina di Credito Cooperativo pari al 285,5% e la Banca Popolare di Vicenza pari al 130,8%. Guardando all'incidenza dei crediti dubbi sul Tier1, Unipol Banca 'sfoggia' un 377% che fa suonare un campanello d'allarme.

Rispetto ad un settore bancario che arranca, le compagnie assicurative vantano numeri più che confortanti. A fine 2015, infatti, i premi lordi delle 107 imprese analizzate da Mediobanca erano pari a 149,9 miliardi (+2,7%). Il Roe si è confermato positivo (9,6%), in lieve calo rispetto al 2014 (10%).

La graduatoria delle assicurazioni in base ai premi lordi vede in vetta Generali (70,3 miliardi), seguita da Poste Vita (18,2 miliardi), Ugf (+15,6 miliardi), Intesa Sanpaolo Vita (12,4 miliardi) e Allianz (8,5 miliardi).

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