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Bca Mediolanum travolta dall'outlook incerto. La view dei broker

Un'altra brutta giornata per Banca Mediolanum che, dopo aver lasciato sul parterre quasi il 7% ieri, continua inesorabilmente a perdere terreno. Il titolo viaggia in rosso per la sesta seduta consecutiva e pur avendo recuperato dai minimi odierni, si conferma in calo, passando di mano 6,435 euro, con un ribasso del 2,28%. A dir poco esplosivi i volumi di scambio visto che fino ad ora sono transitate sul mercato oltre 12,5 milioni di azioni, contro la media giornaliera degli ultimi tre mesi pari a circa 1,5 milioni di pezzi.

I conti dell'esercizio 2016

Banca Mediolanum continua a perdere terreno all'indomani della presentazione dei risultati del 2016, accompagnati da un outlook deludente. Il gruppo ha chiuso lo scorso esercizio con un utile netto consolidato in calo del 10% a 393,5 milioni di euro, battendo comunque le attese degli analisti.

Relativamente alle attività in Italia la raccolta netta nel 2016 è stata positiva per 5,638 miliardi di euro, mentre quella in fondo si è attestata a 3,599 miliardi e gli impieghi alla clientela retail hanno raggiunto quota 6,855 miliardi, con un incremento del 9% rispetto al 2015.
Quanto ai mercati esteri, l'utile netto si è attestato a 25,3 milioni di euro, mentre le masse gestite e amministrate sono salite del 10% a 4,472 miliardi di euro.

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Sulla base dei dati conseguiti nel 2016, il Cda ha deciso di proporre all'assemblea un saldo dividendo di 0,24 euro che, aggiunti ai 16 centesimi dell'acconto portano il saldo del 2016 a 0,4 euro, al di sopra dei 32 centesimi previsti dagli analisti e in crescita in confronto agli 0,3 euro distribuiti sul bilancio 2015.

Guidacen cauta su net interest income e performance fees

A penalizzare fortemente Banca Mediolanum in Borsa sono le indicazioni fornite dal management relativamente al net interest income che è atteso in flessione del 20% quest'anno, per via di 2,8 miliardi di euro di minori obbligazioni che maturano e che non sono state rinnovate.
Commentando i risultati degli ultimi tre mesi dello scorso anno, gli analisti di Equita SIM parlano di numeri leggermente migliori delle sue attese, al pari del dividendo, evidenziando però la guidance cauta sul margine di interesse del 2017.
Il management ha detto che ad oggi è prematuro stimare l'impatto del cambio dello schema di calcolo delle performance fee atteso a partire dal 2018, ma nel peggiore dei casi le simulazioni anticipano un calo di tali ricavi prossimo al 75% che sarà in parte compensato dall'aumento delle management fees.

Le reazioni delle banche d'affari e i giudizi sul titolo

La SIM milanese ha deciso di mettere sotto revisione il rating attualmente pari a "hold" e il target price che ora si attesta a 7,1 euro.
Lo stesso hanno fatto i colleghi di Banca IMI per tenere conto dell'aggiornamento della guidance fornita dal management e della discontinuità rappresentata dal cambio nel calcolo delle performance fee.

Una bocciatura per Banca Mediolanum è già arrivata da Banca Akros che a modificato la sua strategia sul titolo da "accumulate" a "neutral", con un prezzo obiettivo rivisto da 7,2 a 7 euro, complice una revisione delle stime. Gli esperti non sono stupiti delle vendite che anche oggi stanno colpendo il titolo, per via dell'outlook incerto fornito ieri dal gruppo.

Cauti i colleghi di Kepler Cheuvreux che su Banca Mediolanum mantengono fermo il rating "hold", con un fair value ridotto da 7,3 a 7,1 euro. Il broker ha tagliato le stime sull'utile netto nell'ordine del 4% per l'anno in corso e per il prossimo, spiegando che sul titolo pesa l'outlook sul net interest income e sul possibile impatto di minori commissioni di performance al 2018.

Non manca chi vede una buona opportunità per nuovi acquisti nel calo accusato da Banca Mediolanum in queste ore. E' il caso di Citigroup (NYSE: C - notizie) che parla di un gruppo ben gestito, anche se questo non ha impedito di rivedere al ribasso il prezzo obiettivo a 7,7 euro, complice un taglio delle stime.
La banca americana ha ritoccato le previsioni sull'utile per azione dello 0,5% per quest'anno, mentre per il 2018 la sforbiciata è stata ben più consistente, pari al 6,4%.

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