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Bce fatica a tenere mercato dalla sua parte dopo messaggi contrastanti

La sede della Bce, parzialmente coperta dalla nebbia, a Francoforte, in Germania

di Francesco Canepa e Balazs Koranyi

FRANCOFORTE (Reuters) - I segnali politici lanciati dalla Banca Centrale Europea non sembrano più convincere gli investitori, sia che si tratti di aumentare le loro aspettative sui tassi di interesse, sia che si tratti di abbassarle, secondo gli analisti.

Due anni di crisi, da quando le economie hanno iniziato a riaprire dopo la pandemia, hanno complicato le comunicazioni delle banche centrali con i mercati finanziari, che contribuiscono a trasmettere le mosse di politica monetaria a imprese e famiglie.

Con un'inflazione ai massimi da diversi decenni e la guerra in Ucraina che alimenta la volatilità economica, le banche centrali mondiali, tra cui Federal Reserve e Banca del Giappone, hanno spesso faticato a inviare segnali chiari e coerenti.

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Ma quattro analisti hanno detto a Reuters che i problemi della Bce sono stati maggiori a causa delle frequenti modifiche al suo messaggio politico e di quella che uno di loro ha descritto come "una cacofonia di voci" tra i policymaker dei 20 Paesi che utilizzano l'euro.

"Semplicemente non sono coerenti nella comunicazione e nella spiegazione della loro funzione", spiega Carsten Brzeski, responsabile globale macro della banca olandese Ing.

"Il messaggio continua a cambiare. È per questo che i mercati hanno rinunciato a stargli dietro".

Poco più di un anno fa, Christine Lagarde cercava di convincere gli investitori che si sbagliavano a scommettere sull'aumento dei costi di finanziamento perché l'alta inflazione si sarebbe rivelata transitoria.

All'inizio di febbraio, prima ancora che la Russia invadesse l'Ucraina, aveva riconosciuto i crescenti rischi di inflazione e la possibilità di un aumento dei tassi di interesse.

Ora Lagarde ha il problema opposto: il mercato non le crede quando dice che Francoforte continuerà ad alzare i tassi a ritmo sostenuto per portare l'indice dei prezzi al 2% entro due anni da un livello quasi cinque volte superiore.

Lagarde da Davos la scorsa settimana ha detto agli investitori che dovrebbero "rivedere le loro posizioni", andando ad aggiungersi al coro di precedenti dichiarazioni in questo senso da parte dei consiglieri olandesi e lettoni.

La Bce non ha commentato.

"Stanno facendo del loro meglio per comunicare in modo chiaro, ma stanno subendo le conseguenze del ritardo accumulato l'anno scorso, e questo è il prezzo da pagare per aver cambiato le linee guida così frequentemente", osserva Piet Haines Christiansen, economista di Danske Bank.

INTRAPPOLATA?

Dopo che lo scorso anno era stata criticata per non aver agito mentre altre grandi banche centrali lo facevano, le cose hanno iniziato a migliorare per la Bce.

Una robusta dieta di rialzi dei tassi, iniziata a luglio, ha stabilizzato l'euro e aumentato i tassi: proprio quello che la banca centrale aveva detto fosse necessario per ridurre l'inflazione.

Ma a dicembre, tra i segnali di un picco dei prezzi, una recessione incombente e il capo economista Philip Lane che prospettava mosse di minor entità, gli investitori hanno iniziato a dubitare della volontà della banca di andare avanti con l'inasprimento ancora a lungo.

Allora, nella riunione del 15 dicembre, Francoforte ha risposto impegnandosi ad aumentare ancora i tassi anche se 50 punti base alla volta, anziché 75 come a settembre e ottobre 2022.

Ora, con l'inflazione in calo e le voci di rialzi più contenuti da parte della Fed - che spesso influenza le altre banche centrali a causa dello status del dollaro di valuta di riserva mondiale - gli investitori sono di nuovo scettici.

I mercati monetari prevedono che il tasso di deposito raggiunga un picco del 3,3% a luglio - un deciso calo rispetto al 3,5% stimato all'inizio dell'anno - con un primo successivo taglio entro dicembre.

Secondo gli analisti la Bce si è "infilata in un vicolo cieco" quando il mese scorso Lagarde ha detto che avrebbe alzato i tassi di 50 punti base alla "prossima riunione, e forse a quella successiva, e forse anche dopo".

"Con il tipo di impegno preso, si perde credibilità se non lo si mantiene", afferma Dirk Schumacher, responsabile della ricerca macro europea di Natixis. "Questo sarebbe un problema per qualsiasi banca centrale".

Con l'economia dell'eurozona che sta andando meglio del previsto, secondo Schumacher la presidente Bce dovrebbe rinunciare alla promessa fatta a dicembre.

BRACCIO DI FERRO

L'impegno della Lagarde ha lasciato perplessi diversi osservatori, anche perché in precedenza la banca centrale aveva detto che non avrebbe più fatto previsioni pubbliche di questo tipo, note come 'forward guidance', ma avrebbe invece preso ogni decisione in base ai dati macro in arrivo.

"Si trovano di fronte alla contraddizione di aver detto che avrebbero proceduto di riunione in riunione mentre allo stesso tempo si sono impegnati su diversi rialzi dei tassi", rileva Frederik Ducrozet, responsabile della ricerca macroeconomica di Pictet Wealth Management.

Secondo Christiansen di Danske, però, la Bce non può sempre seguire gli investitori, soprattutto quando la situazione è volatile.

"L'istituto centrale non può permettersi il lusso di cambiare opinione così spesso come i mercati. E questo ovviamente porta a un braccio di ferro con gli investitori sulla narrativa".

Le parole pronunciate da Lagarde a dicembre rappresentavano un compromesso per tenere unito il board, come hanno riferito alcune fonti a Reuters il mese scorso. Alcuni esponenti, come Lane, avevano auspicato il passaggio a rialzi dei tassi più contenuti, mentre altri, come Isabel Schnabel, volevano una mossa più significativa.

Schnabel e Lane esprimono spesso in pubblico punti di vista diversi sulle politiche e Lagarde, che non è un'economista, si è astenuta dallo schierarsi, cercando invece di riflettere l'opinione comune del Consiglio.

Al contrario, gli investitori sanno che un messaggio del presidente della Fed, Jerome Powell, può avere la meglio sulle opinioni degli altri esponenti del board Usa, commentano gli analisti.

Per Brzeski di Ing la Bce manca di un chiaro leader all'interno del direttivo in grado di orientare i mercati come il predecessore di Lagarde, Mario Draghi.

"La cacofonia di voci divergenti e la mancanza di chiarezza su chi sia la voce guida continuano a danneggiare la banca centrale", conclude Brzeski.

(Versione italiana Valentina Consiglio, editing Sara Rossi)