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Beppe Grillo aspetta in silenzio il momento Draghi

ROME, ITALY - FEBRUARY 20: Co-Founder and Leader of Five-Star movement (M5S) Beppe Grillo, speaks to the media, on February 20, 2018 in Rome, Italy. (Photo by Antonio Masiello/Getty Images) (Photo: Antonio Masiello via Getty Images)
ROME, ITALY - FEBRUARY 20: Co-Founder and Leader of Five-Star movement (M5S) Beppe Grillo, speaks to the media, on February 20, 2018 in Rome, Italy. (Photo by Antonio Masiello/Getty Images) (Photo: Antonio Masiello via Getty Images)

Nel tramestio e nella gran confusione del marasma 5 stelle a far rumore è un silenzio. Beppe Grillo si è inabissato. Con il suo casco da sommozzatore viaggia lontanissimo dai lidi dove battagliano correnti e correntine pentastellate, ma anche dalla spiaggia dove si combatte per lo sbarco al Quirinale. Non un’indicazione di metodo se non di merito, non una parola su Silvio Berlusconi, un’intemerata delle sue contro l’ipotesi dello “psiconano” al Colle, eppure sarebbe così facile. Dai canali nei quali solitamente ci si infila per carpire cosa diamine pensi l’elevato si capta solo qualche rumore di fondo: “Ha detto che sul presidente della Repubblica non vuole mettere becco”.

Mentre il suo blog sforna immaginifici post sulle disuguaglianze e sulla transizione ecologica, chi ci ha parlato racconta che almeno fino a Natale l’Elevato una preferenza in testa ce l’aveva: “Mario Draghi al Quirinale sarebbe un’ottima garanzia per il futuro”. Ma con l’arrivo del nuovo anno fine delle trasmissioni, è Giuseppe Conte a dare le carte, “Beppe non lo sentiamo da un po’”. Certo è che l’opzione Draghi sarebbe un’arma atomica gettata sulla cittadella 5 stelle. “Il Movimento non reggerebbe quel nome”, ha avvisato uno che non parla tanto per dar fiato alla bocca come Vincenzo Spadafora. Un suo collega aggiunge: “No, no, non si può fare, i nostri lo temono come la peste”.

Eppure Grillo un filo diretto sotterraneo lo ha tenuto e continua a tenerlo con Palazzo Chigi, si racconta di telefonate non frequenti ma nemmeno così episodiche, la chimica con il premier è assodata. “Ma qui da noi - dice un senatore - avrebbero più voti Marcello Pera o Franco Frattini”. Gli ambasciatori spediti in direzione Genova dalla war room 5 stelle lo hanno implorato di non fare uscite estemporanee, almeno di coordinarsi se proprio non ne può fare a meno. Hanno trovato terreno fertile. Perché il fondatore non ha nessuna intenzione di infilarsi nella pugna, ma anche perché tra le considerazioni fatte con il suo cerchio stretto ce n’è un’altra: “Meglio evitare le elezioni adesso, sarebbe un rischio, nessuno capirebbe”.

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C’è un altro elemento che influisce assai sul silenzio di Grillo. Un ufficiale di collegamento racconta che nelle ultime settimane nei rapporti con Conte si sono rasserenati. I due “hanno trovato il modo di parlarsi”, e hanno iniziato a rifarlo con una certa costanza al telefono, ma anche tramite un paio di selezionatissimi intermediari. Pesano le complicate vicende familiari del fondatore in questa sua mano libera al presidente con il quale fino ad oggi non si è mai preso, umanamente e politicamente, ma c’entra anche la considerazione che picconarlo a ogni piè sospinto non giovava alla causa comune.

E insomma a Grillo piacerebbe Draghi al Quirinale, non ne fa una battaglia politica né personale, ma è il più convinto sostenitore tra i suoi dell’ipotesi. Ma prudentemente rimane in silenzio, consapevole che qualunque uscita in tal senso terremoterebbe la strada di Conte, spaccherebbe i gruppi e avvicinerebbe le elezioni. Come se la leadership del Movimento non avesse già i suoi grattacapi.

Il capo politico è furioso per le parole consegnate stamattina al Corriere della Sera da Goffredo Bettini: “È in un momento di notevole difficoltà, più un leader di governo che capo di un partito”. Tanto è bastato a Conte per sentirsi tradito da quello che nel Movimento, con un certo disagio, è considerato il suo principale consigliere. Una rabbia condivisa con chi l’ha sentito in mattinata, che ha scatenato un fuoco di fila di dichiarazioni, da Stefano Patuanelli al vicepresidente Riccardo Ricciardi, che sono arrivate a mettere in dubbio la lealtà degli alleati. Reazione che ha avuto come boomerang interno un contraccolpo: “Per i suoi inciuci con Bettini ora mettiamo pure a rischio l’alleanza con il Pd?”, commenta un parlamentare di lungo corso, una posizione condivisa da una nutrita pattuglia di pentastellati che dalle prime ore dell’alba rimbalza nelle chat l’intervista al dioscuro Dem. Mercoledì si terrà un primo vertice con Enrico Letta e Roberto Speranza, Conte ha una strada lastricata di problemi, e non sarà Grillo ad aggiungerne uno sul tavolo. Almeno per ora.

Huffpost (Photo: Huffpost)
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Questo articolo è originariamente apparso su L'HuffPost ed è stato aggiornato.