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In bilico l'indennità di malattia per la quarantena. Costa 1 miliardo

(Photo: Pacific Press Pacific Press/LightRocket via Ge)
(Photo: Pacific Press Pacific Press/LightRocket via Ge)

La valutazione è ancora in corso, ma c’è un nuovo elemento che nelle ultime ore sta spingendo il Governo verso la decisione di non rifinanziare l’indennità di malattia per chi è in quarantena precauzionale dopo essere entrato in contatto con una persona risultata positiva al Covid. L’elemento in questione è la stima arrivata sulle scrivanie del ministero dell’Economia: un miliardo. A tanto ammonta il costo che lo Stato dovrebbe sostenere per dare una copertura a quei lavoratori del settore privato (per gli statali c’è l’equiparazione al ricovero in ospedale) che altrimenti dovrebbero ricorrere a ferie, permessi o assenze ingiustificate. Una cifra importante, quasi quanto tutti i ristori che saranno contenuti nel decreto Sostegni ter. Per questo a via XX settembre circola grande prudenza e lo stop all’equiparazione tra la malattia e la quarantena viene definito “probabile”.

Se la discussione non si è ancora chiusa è perché resta un certo margine politico. Insomma un conto è l’impatto economico, un altro è superare una misura che l’anno scorso ha tutelato circa 550mila lavoratori. Sono le conseguenze della mancata copertura a suscitare perplessità in alcuni ambienti di governo alla luce del buco che è creato l’anno scorso, quando l’indennità non fu confermata dal 31 dicembre del 2020 al 23 marzo. Furono poi due decreti - il Sostegni e il collegato fiscale alla manovra - a sanare il tutto, prima riconoscendo l’indennità della malattia ai lavoratori fragili in quarantena, poi estendendola a tutti gli altri. Era ottobre, la spesa lievitò, ma la curva dei contagi non era ancora risalita in modo preoccupante. Il problema, e quindi anche l’esborso per lo Stato, sembravano essersi ridimensionati, ma poi i contagi hanno iniziato ad aumentare. Da qui la nuova stima di un miliardo.

C’è anche un’altra ragione dietro la prudenza del Governo ed è legata alle nuove regole sulla quarantena per chi è entrato in contatto con un positivo al Covid. Chi ha la dose booster oppure ha completato il ciclo vaccinale primario da meno di 120 giorni non deve mettersi in quarantena, così come è guarito da tre mesi o meno. E la quarantena dura cinque giorni per i contatti stretti asintomatici che hanno completato il ciclo vaccinale primario da più di 120 giorni e che hanno un green pass rafforzato valido. Il perimetro della quarantena si è ristretto e riguarda essenzialmente chi non è vaccinato (oltre a chi non ha completato il ciclo vaccinale primario o l’ha fatto da meno di 14 giorni). Il riconoscimento dell’indennità di malattia per chi è in quarantena andrebbe a tutelare quasi esclusivamente i no vax, con un aggravio caricato sulle casse dello Stato, quindi sulla collettività, in ultima istanza sulla stragrande maggioranza della popolazione che si è vaccinata.

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La decisione sarà presa a ridosso di giovedì, quando il Consiglio dei ministri approverà il decreto Sostegni ter. La messa a punto del provvedimento è in corso e al momento può contare su una dote di 1,2 miliardi: i soldi serviranno a dare nuovi ristori al turismo, allo sport e agli spettacoli, oltre che alle discoteche, tutti settori interessati in diverso modo da danni ingenti, restrizioni di capienza e chiusure. Nel pacchetto anche la proroga della cassa integrazione Covid per il turismo fino al 31 marzo. Sul tavolo del Cdm potrebbe finire anche un nuovo provvedimento contro l’aumento delle bollette. Una nuova riunione tecnica tra Tesoro, Mise e Mite, coordinata dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Roberto Garofoli, ha fatto il punto della situazione per capire se ci sono i margini di un intervento a stretto giro. Ci sono due ipotesi. La prima è varare alcune misure già giovedì, come ad esempio far convogliare i soldi raccolti attraverso le aste per il consumo di anidride carbonica sulle imprese, in modo da aiutarle ad affrontare il caro energia. Ancora utilizzare l’extragettito legato ai rincari per tagliare temporaneamente l’Iva o gli oneri di sistema. In questo caso la tassazione degli extra-profitti di alcune società che producono energia sarebbe rimandata. La seconda ipotesi, più remota, è aumentare la portata del pacchetto, includendo anche il contributo di solidarietà.

Chi spinge per un intervento immediato è il Mise, che al tavolo tecnico ha avanzato un primo pacchetto di quattro proposte per calmierare le bollette: utilizzare i proventi delle aste Ets che vanno al Tesoro, allo stesso Sviluppo economico e al Mite, ma anche mettere a disposizione delle imprese le scorte strategiche di gas. Ancora la tassazione degli extra profitti e l’utilizzo dell’extra gettito ricavato dalle accise sui carburanti. Prima, mercoledì, il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti farà un punto con le imprese. Difficile, come si diceva, che si arrivi a un pacchetto completo già giovedì anche perché a via XX settembre sono ancora in corso le valutazioni sugli extra profitti. Ma il Governo è comunque intenzionato a dare un segnale prima del voto per il Colle.

Questo articolo è originariamente apparso su L'HuffPost ed è stato aggiornato.