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Bitcoin: sito va in tilt e un furbo ne compra €16mila mld gratis

Diventare miliardari col Bitcoin senza nemmeno dover aspettare una di quelle fulminee, e non rare impennate dei prezzi che l'hanno reso celebre nel 2017. Senza tanto meno affrontare gli snervanti saliscendi che hanno fatto tremare i polsi a chi l'ha comprato nel 2018. E per giunta al prezzo di un semplice clic.

E' quanto è (quasi) successo qualche giorno fa ad alcuni "fortunati" utenti di un Exchange giapponese di criptovalute, che grazie a una falla temporanea di sistema hanno potuto acquistare per una manciata di minuti quantità enormi della criptovaluta a costo zero.

E che sembra siano arrivati proprio a un passo dal fare il colpaccio.

Il caso

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La storia è venuta fuori solo ieri sulle agenzie di stampa nipponiche, e rilanciata dalla Reuters, ma il "glitch" (questo il nome tecnico dell'errore che ha consentito l'incredibile seppur provvisoria regalìa) sarebbe avvenuto il 16 febbraio all'interno del software di calcolo dei prezzi di Zaif, una piattaforma di scambio di criptovalute con sede a Osaka.

Secondo quanto ha rivelato la stessa società proprietaria dell'operatore, Tech Bureau, una finestra di acquisti gratuiti sarebbe rimasta aperta e non vista per appena diciotto minuti, dalle 5:40 alle 5:58 del pomeriggio di venerdì scorso. Abbastanza perché sette "furbi" si affrettassero a riempire di monete facili i loro portafogli digitali. Ma non tanto perché riuscissero anche a farla franca.

L'acquisto folle

In meno di due ore infatti il comportamento anomalo del software sarebbe stato rilevato e risolto, le transazioni annullate e tutti i sette miliardari a scrocco ritrasformati all'istante in dei semplici travet con il pallino di arricchirsi. O almeno tutti, tranne uno.

Stando a quanto ha riferito il quotidiano Asahi Shimbun, infatti, l'azienda sarebbe ancora in trattative con un "investitore" particolarmente recalcitrante, e soprattutto molto ingordo, che secondo voci circolate in rete era riuscito a mettersi in tasca in pochi secondi una quantità teorica di bitcoin per un valore a dir poco inaudito: 16,6 mila miliardi di euro (per dare un'idea, il debito pubblico italiano supera di poco i 2,2 mila miliardi).

La "fuga" fallita

Una cifra folle se si considera che tutti i bitcoin in circolazione non arrivano a valere 200 miliardi, e da cui l'uomo aveva provato a ricavarsi la sua fetta di felicità cominciando a rivendere immediatamente le monete e a portarle al sicuro fuori dall'Exchange nei meandri notoriamente impenetrabili della Blockchain. Con il solo risultato però di far partire un immediato tam tam sui forum dei criptoamatori sulla stranezza di quel che stava accadendo.

Epilogo della storia: la "fuga" è stata impedita e l'Exchange nipponico si è scusato come da prassi con i suoi clienti per i disagi recati, assicurando che continuerà a lavorare per migliorare i servizi del sito ed "evitare che possa ripetersi l'episodio." Episodio destinato a lasciare dietro di sé non poche polemiche, dal momento che si tratta solo dell'ultimo, e nemmeno il più eclatante tra quelli avvenuti nel Paese del Sol Levante recentemente.

Il caso Coincheck

L'incidente segue infatti di meno di un mese l'attacco informatico a un altro operatore nipponico, Coincheck, che ha subìto a gennaio il furto di milioni di esemplari di un'altra meno nota moneta digitale, NEM, per un valore di oltre 438 milioni di euro. E colpisce ancora una volta un Paese che ha fatto discutere molto per il suo atteggiamento fin troppo permissivo verso la famiglia del Bitcoin.

Un paese che ama il Bitcoin

Al secondo posto al mondo per volumi di scambio di criptovalute, il Giappone è anche il primo Paese ad aver fornito una specie di riconoscimento ufficiale del nuovo mercato valutario digitale. Spingendosi fino a organizzare lo scorso anno il primo sistema esistente di controllo nazionale degli Exchange, con l'obiettivo dichiarato di contrastare gli usi illegali di cryptocurrencies senza però tagliare le gambe a un'industria considerata molto promettente. Un approccio soft che sembra per il momento però fare acqua da tutte le parti.

Una regolamentazione ancora in fasce

Proprio Zaif è infatti uno dei 16 operatori accreditati presso l'agenzia di regolamentazione dei servizi finanziari giapponese, la FSA, come Coincheck era tra gli altri 16 su cui le autorità di controllo di Tokyo hanno chiuso un occhio in attesa dell'accreditamento ufficiale. E questo ha destato nuovi interrogativi sui piani di sorveglianza soft messi in piedi da Tokyo. Che proprio per questo si prepara già a correre ai ripari insieme ai rappresentanti del settore.

Secondo quanto ha riferito l'agenzia Reuters , gli exchange si riuniranno a partire da aprile in un organismo con potere di autoregolamentazione, che fisserà le norme su questioni come sicurezza e pubblicità dei siti ma stabilirà anche sanzioni per i membri che non seguono le regole comuni.

Una risposta in ogni caso estremamente differente da quella dei vicini cinesi, che hanno reagito alla diffusione incontrollata di siti di compravendita e società di "miners" di bitcoin con norme repressive già dalla fine dello scorso anno.

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