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Bitcoin vs Oro

Oro, Argento e Platino in territorio positivo dopo la caduta di ieri sui minimi di inizio anno.

L’ascesa così frenetica e modulare del Bitcoin ha posto diversi interrogativi circa l’opportunità d’investimento da compiere.

Se è vero che esistono sempre fazioni pro e contro la moneta di Satoshi Nakamoto, oggi risulta utile operare un confronto tra la criptovaluta più famosa al mondo e la commodity più famosa al mondo: l’oro.

Bene di rifugio, commodity per futures, l’oro riveste da sempre importanza strategica e speculativa per mercati e investitori in quanto permette una differenziazione d’investimento che si presta al consolidamento o all’incremento del capitale.

Con l’avanzata sempre più massiva del BTC nel panorama mondiale è arrivato il momento di chiedersi se tale criptomoneta stia pian piano sostituendo l’oro come volume d’affari o se comunque esista un legame tra i due cross.

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Prendendo le mosse dall’andamento del nobile metallo, si può osservare come questo abbia ceduto qualcosa in seguito alla risalita dei tassi d’interesse. Non va dimenticato comunque il progresso di 11 punti percentuale registrato da gennaio 2017, contingenza che rende meno traumatico il contesto attuale con oscillazioni tra 1.260 e 1.290 dollari l’oncia, situazione mensile che fa registrare un record negativo di volatilità che mancava da sedici anni.

L’analisi di un simile momento è presto detta: la debole volatilità non conviene a nessun tipo di stakeholder, perché sia i fondi di investimento che i piccoli investitori risultano danneggiati. I primi, a causa della mancanza motore che muove il loro trading, la volatilità, per l’appunto. I secondi, a causa dell’alto rischio corso per variazioni di trend non previste.

È utile riflettere sui dati diffusi recentemente da “Il Sole 24 Ore”: «Nel terzo trimestre la domanda di oro è crollata ai minimi da 8 anni, anche a causa di un assottigliarsi dei flussi di investimento in Etf, che nel 2017 secondo il World Gold Council si sono ridotti a “una frazione” rispetto a quelli dell’anno scorso: a tirare è rimasta soltanto l’Europa, mentre in Asia prevalgono i riscatti».

Stante quanto affermato sopra, l’interrogativo che si pone è se veramente grandi gruppi di investitori stiano considerando l’idea di spostare capitali e investimenti su una criptomoneta come il Bitcoin che permetta grandi profitti a monte di un rischio alto dovuto alla sua estrema volatilità e, come dicevamo ieri, sensibilità.

Il BTC ha dimostrato di potersi riapprezzare nonostante momenti di calo vertiginoso e tale peculiarità è ben vista da traders e affini, sempre pronti a strizzare l’occhio all’investimento dal ROI maggiore.

Una siffatta tendenza (chiaramente tutta da dimostrare) sembrerebbe corroborata anche da Google Trends, secondo cui il mese scorso ha ospitato una maggiore ricerca di acquisto di BTC rispetto all’oro.

Sarebbe pindarico volare fino a pensare che la criptomoneta di Nakamoto avesse superato il trading del metallo più prezioso al mondo, anche perché un simile evento potrebbe spiegarsi con la flessione subita dalla piattaforma BillionVault (1/3 di quantitativi d’oro in meno scambiati): quello che non può sottovalutarsi è la dimensione di capitalizzazione raggiunta dal BTC.

Da più parti si stigmatizza la situazione, criticando aspramente un confronto BTC-oro, come George Milling-Stanley, capo della sezione “gold investments” di State Street Global Advisors, che afferma: ”Ho parlato con tanti consulenti finanziari e investitori e nessuno mi ha detto che sta vendendo oro per acquistare Bitcoin. È un mito di proporzioni epiche, come quello sulla presenza di alligatori nelle fogne di New York”.

Parole chiare e molto probabilmente giuste, ma il fatto che si cominci anche solo a considerare il paragone tra oro e Bitcoin illustra quanto la moneta alternativa sia ormai diventata una realtà concreta e, malgrado le critiche verso la sua decentralizzazione, destinata a durare.

This article was originally posted on FX Empire

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