Annuncio pubblicitario
Italia markets closed
  • FTSE MIB

    34.249,77
    +310,02 (+0,91%)
     
  • Dow Jones

    38.305,69
    +219,89 (+0,58%)
     
  • Nasdaq

    15.946,40
    +334,64 (+2,14%)
     
  • Nikkei 225

    37.934,76
    +306,28 (+0,81%)
     
  • Petrolio

    83,75
    +0,18 (+0,22%)
     
  • Bitcoin EUR

    59.820,81
    -592,36 (-0,98%)
     
  • CMC Crypto 200

    1.333,48
    -63,05 (-4,51%)
     
  • Oro

    2.352,30
    +9,80 (+0,42%)
     
  • EUR/USD

    1,0709
    -0,0024 (-0,22%)
     
  • S&P 500

    5.109,78
    +61,36 (+1,22%)
     
  • HANG SENG

    17.651,15
    +366,61 (+2,12%)
     
  • Euro Stoxx 50

    5.006,85
    +67,84 (+1,37%)
     
  • EUR/GBP

    0,8562
    -0,0012 (-0,14%)
     
  • EUR/CHF

    0,9779
    -0,0006 (-0,07%)
     
  • EUR/CAD

    1,4618
    -0,0031 (-0,21%)
     

Bond day: ho dei Btp in portafoglio. Che faccio?

La reazione quasi generale dei mercati alle parole di Draghi di giovedì scorso è stata di vendere titoli di Stato, senza distinzione di emittente nell’area euro, ma con maggiore peso per le emissioni a lunga scadenza, dalle “duration” elevate o elevatissime. Inevitabile la domanda che gli investitori ora si pongono: liberarsi subito dei tassi fissi? E’ indubbio che le variabili in gioco sono molte, a cominciare da rendimenti facciali dei bond in portafoglio e prezzi di acquisto. La perplessità prevalente è però se vendere oggi per ricomprare a medio termine o puntare sull’incasso delle cedole e restare in posizione.

Nervosismo giustificabile, seppur…

Il calo dei corsi venerdì per i governativi è stato abbastanza netto. Tuttavia bisogna tenere presente un fatto: parte della reazione potrebbe essere la coda di una prima fase ribassista in atto da tempo. Ora i future di riferimento sono scesi su livelli chiave e quindi la definizione delle strategie da adottare appare più semplice. Il loro “breakout” (quota 158/157 per il Bund e 128 per il Btp) – quando si realizzerà - chiuderà effettivamente un’epoca: se inequivocabile dovrà portare a vendere, perché partirebbe una seconda fase di ribassi; in caso contrario si avrà più tempo per definire una strategia di progressivo alleggerimento.

Bisogna distinguere bene

ANNUNCIO PUBBLICITARIO

Attenzione a non confondere i due distinti momenti del superamento di un Quantitative Easing. Fra l’annuncio dell’avvio del cosiddetto “tapering”, cioè della diminuzione nell’acquisto di asset sul mercato, e il primo rialzo dei tassi sono passati nel caso della Fed quasi due anni. Durante i quali è successo di tutto. Vediamo in particolare le reazioni del Treasury Usa decennale in questo intervallo. Subito dopo l’annuncio dell’avvio del “tapering”, nel novembre 2013, si registrò una fase di debolezza, con il rendimento che salì in poco tempo al 3%, per poi dimezzarsi nei dodici mesi successivi. Anche il primo rialzo dei tassi nel dicembre 2015 non diede un colpo agli “yield”, che hanno ricominciato a salire solo nell’estate 2016, quando ci si è resi conto che l’aria stava proprio per cambiare.

Succederà anche con la Bce (Toronto: BCE-PRA.TO - notizie) ?

Difficile dirlo, perché il quadro è diverso, ma la probabilità che, dopo il ribasso dei primi mesi di quest’anno, si possa registrare un’inversione di trend, con un nuovo aumento delle quotazioni per un certo periodo non è da escludere. C’è però la pressione Fed a pesare anche sui titoli di Stato europei. Inoltre il rialzo dell’inflazione è apparso più rapido in Europa rispetto a quanto avvenne oltre Oceano, nella fase iniziale di ripartenza del costo della vita. Il quadro generale potrebbe quindi essere differente e le spinte ribassiste manifestarsi con tempi più celeri rispetto a quanto avvenuto negli Usa. Chi detenga pertanto Btp in portafoglio deve monitorare con attenzione l’evoluzione dei mercati. Un’indicazione interessante – oltre quella sui future – proviene dal valore medio dello yield dei titoli di Stato nell’eurozona su scadenza decennale: attualmente si colloca all’1,22%, contro un minimo nello scorso agosto allo 0,43%. Una chiara resistenza si posiziona sull’1,6%. Quando questo valore sarà superato, inizierà un’autentica e rilevante inversione. In un anno il dato è salito del 38,6%, un bel recupero, ma non tale da imporre la vendita generalizzata di titoli a tasso fisso. Alleggerimenti sono comunque consigliabili, con il trasferimento su bond a tasso variabile e “inflation linked” in euro. E’ però solo l’avvio di un processo, che ha ancora tempo per completarsi.

Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online