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Bpm-Banco Popolare, Saviotti: Bce potere arrogante, nessuna alternativa ad aumento

MILANO (Reuters) - La Bce ha un "potere arrogante" sulle banche vigilate come dimostra la vicenda sulla fusione tra Bpm e Banco Popolare, imponendo a quest'ultima un aumento di capitale che l'istituto valuta non necessario.

Pier Francesco Saviotti, AD del gruppo veronese, torna a criticare Francoforte per l'eccessivo rigore con il quale ha valutato l'operazione di aggregazione, la prima sotto il cappello della Vigilanza europea, richiedendo una ricapitalizzazione pre-fusione da un miliardo di euro.

"Non hanno lasciato alternative all'aumento di capitale...e per la prima volta nella mia carriera ho dovuto perdere la faccia", ha detto l'AD che nei mesi precedenti al varo della fusione con Bpm aveva più volte escluso questa eventualità.

Saviotti ha quindi ricordato che il progetto concordato con Bpm prevedeva un piano smaltimento crediti deteriorati in un periodo di quattro anni pur riuscendo a mantenere i coefficienti patrimoniali a livelli di sicurezza ma la Bce ha insistito sulla necessità di un aumento di capitale a carico del Banco Popolare. Il banchiere ha quindi dovuto accettare per condurre in porto l'operazione di fusione.

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"Ora molti pensano che nel Banco ci sia qualcosa che non va, visto che la Bce è stata così severa. Invece non è così, noi siamo la stessa banca che sei mesi fa valeva 13 euro per azione. Ora ne vale 6 per le irrazionalità del mercato e anche per il modo in cui questi signori si sono presentati", dice Saviotti.

"Si prende atto che la Bce ha un potere e io lo definisco un potere arrogante. Però comandano loro e noi faremo quello che serve, con tutti i crismi", dice. Tuttavia "non posso dire che ai massimi livelli ci sia collaborazione", conclude.