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BREAKINGVIEWS / Draghi sta vincendo la principale battaglia del Qe

Il presidente della Bce Mario Draghi in conferenza stampa. REUTERS/Ints Kalnins (Reuters)

di Swaha Pattanaik LONDRA (Reuters) - Le turbolenze sui mercati obbligazionari stanno spingendo al rialzo i rendimenti. Ma, a dispetto delle apparenze, la magia di Mario Draghi sta funzionando. Il programma di 'quantitative easing' implementato dal presidente della Banca centrale europea sta raggiungendo uno dei suoi principali obiettivi. Se il Qe della zona euro avesse avuto come obiettivo quello di ridurre i rendimenti del debito sovrano, allora Draghi si starebbe domandando cosa sia andato storto. Il tasso benchmark del Bund decennale era allo 0,4% e in flessione appena prima dell'inizio del programma di acquisti sul secondario allargato ai titoli di Stato. Ieri era allo 0,65%, tredici volte il minimo record segnato ad aprile. Draghi è probabilmente compiaciuto dei primi provvisori segnali di miglioramento del mercato del credito, ma l'obiettivo principale del Qe non era quello di schiacciare ulteriormente rendimenti già bassi. L'intenzione, nella zona euro, era di eliminare il pensiero deflazionistico che rischiava di prendere piede. Su questo fronte, Draghi sta avendo ragione. Nell'agosto 2014 ha identificato esplicitamente un indicatore delle attese di inflazione nei tassi forward a cinque anni, al tempo in discesa. Si tratta di una misura di dove gli investitori si aspettano che l'inflazione vada nel periodo quinquennale che inizia fra cinque anni. Questo indicatore è salito all'1,82% da meno dell'1,5% di metà gennaio anche se resta 15 punti base più basso perfino dei livelli dell'agosto scorso. Non sono solo i mercati ad aspettarsi più inflazione. Da un'indagine condotta dalla Commissione Europea ad aprile emerge che sia le società retail che quelle industriali prevedono che i prezzi continuino a salire mentre l'indicatore previsionale dell'inflazione della zona euro a cura dell'Economic Cycle Research Institute è salito ai massimi degli ultimi tre anni e mezzo a marzo. Il cambiamento delle attese sull'inflazione non è interamente dovuto alle parole e alle azioni della Bce. La discesa del prezzo del petrolio nel 2014 è stata profondamente deflazionistica e le quotazioni hanno rimbalzato di oltre un terzo a gennaio. Ma la Bce si merita un po' di credito. Da inizio anno il tasso forward a cinque anni nella zona euro è cresciuto di più rispetto ad un valore comparabile negli Stati Uniti. Questo dà a Draghi di gran lunga più soddisfazione di quello che potrebbero mai fare rendimenti a minimi record sul Bund tedesco. Sul sito www.reuters.it altre notizie Reuters in italiano.Le top news anche su www.twitter.com/reuters_italia