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Camera vota fiducia su decreto sofferenze bancarie e salva-Ilva

ROMA (Reuters) - L'aula della Camera ha votato la fiducia al governo sul decreto legge con le misure per ridurre le sofferenze bancarie e sbloccare l'altoforno 2 dell'Ilva di Taranto, sequestrato dalla magistratura. I sì sono stati 355, 188 i no, un astenuto. Dopo il via libera definitivo di Montecitorio, atteso domani, il provvedimento andrà in Senato per la seconda e probabilmente ultima lettura, prima che inizi la pausa estiva. L'obiettivo del governo è stimolare il mercato dei crediti deteriorati, pressoché inesistente in Italia. Per quel che riguarda invece la parte del decreto sull'Ilva il governo punta con questo provvedimento convertito in legge a superare l'estate per poi, in autunno, come ha confermato giorni fa il ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi, utilizzare il nuovo fondo turnaround per creare una società, a controllo pubblico, che prenda in affitto gli impianti dell'Ilva, almeno per un paio di anni. I CREDITI DETERIORATI Le sofferenze lorde hanno toccato a maggio quota 193,7 miliardi, oltre il 10% degli impieghi e un livello mai visto negli ultimi 20 anni, mentre i crediti deteriorati complessivi sono superiori a 350 miliardi di euro. L'esecutivo ritiene che, aiutando le banche a smaltire questa zavorra, anche l'offerta di credito a famiglie e imprese dovrebbe via via aumentare, sostenendo la ripresa. Con la conversione in legge del decreto il governo spera anche di smussare le obiezioni della Commissione europea al progetto italiano di Bad bank, cioè la costituzione di un veicolo munito di garanzia pubblica che rilevi dalle banche le sofferenze. Alla base del pacchetto c'è l'idea che ridurre di 2 anni il periodo medio di recupero possa aumentare del 10% il valore dei 'non performing loans'. Tra le varie misure ve ne è una che consente ai creditori di formulare proposte di concordato concorrenti a quella dell'imprenditore. Le proposte non sono però ammissibili se il piano dell'imprenditore assicura il pagamento di almeno il 40% dei crediti chirografari (30% nel caso di concordato con continuità aziendale). Viene inoltre tassativamente escluso che banche titolari di piccoli crediti possano esercitare un potere di interdizione quando le banche maggiormente esposte aderiscono agli accordi di ristrutturazione. Infine, il decreto permette agli imprenditori, quando è preservata la continuità aziendale, di contrarre nuovi crediti in attesa di concludere il concordato preventivo e la ristrutturazione dei debiti. In campo fiscale il decreto allinea la legge italiana sulle svalutazioni alla maggior parte dei Paesi europei e punta così anche a disinnescare una possibile procedura di infrazione europea per le Dta, le cosiddette imposte differite attive, che in gran parte derivano proprio dal limite alla deducibilità fiscale delle rettifiche. Finora, infatti, le banche potevano dedurre fiscalmente in cinque anni le perdite da svalutazione sui crediti. Dal 2016 le svalutazioni saranno integralmente deducibili nell'esercizio in cui sono rilevate in bilancio. Quest'anno, in via transitoria, le svalutazioni sono rese deducibili nei limiti del 75% del loro ammontare. Il restante 25%, così come le rettifiche di valore iscritte a bilancio fino al 2014, saranno deducibili in 10 anni. Governo e maggioranza hanno deciso di far entrare nel decreto anche le misure sull'Ilva, in origine contenute in un altro provvedimento d'urgenza. Viene così sancito che l'attività di imprese strategiche non possa essere impedita da atti di sequestro, quando la misura cautelare sia stata adottata in relazione ad ipotesi di reato che riguardano la sicurezza dei lavoratori. [IDnL5N1012JD] Sul sito www.reuters.it altre notizie Reuters in italiano. Le top news anche su www.twitter.com/reuters_italia