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Caro energia, lo smart working è in crisi: i sindacati chiedono rimborsi

Young asia student study in the public library, She making note on notebook and using laptop
Caro energia, lo smart working è in crisi: i sindacati chiedono rimborsi (iBrave via Getty Images)

Con lo scoppio della pandemia, in tanti hanno scoperto lo smart working, una pratica di lavoro diventata ormai diffusissima. In molti ne sottolineano i benefici, dall'aumento di produttività all'abbattimento dei tempi. Tuttavia, con il caro energia e l'aumento dei costi in bolletta, per tanti lavorare da casa è diventato un problema. Immediato l'intervento dei sindacati.

VIDEO - Smart Working: novità in arrivo per alcuni categorie di lavoratori

Nei contratti che includono il lavoro da casa spesso non sono previsti rimborsi economici legati ai rincari energetici: lavorare da remoto diventa quindi un costo sempre più ingente e per molti è difficile far fronte alle spese in salita.

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Con la crisi energetica in atto, aggravata dallo scoppio della guerra in Ucraina, il costo di luce e gas sono in brusco aumento. Le bollette lievitano e gravano sempre di più sulle tasche degli italiani. Lavorare da casa rischia di far salire ulteriormente i costi in bolletta e in tanti non sono più disposti a preferire lo smart working.

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Solo il 20% dei lavoratori oggi è favorevole allo smart working. Stando ai dati diffusi dall'Inapp (l'Istituto nazionale per l'analisi delle politiche pubbliche), gli aumenti di luce e gas hanno effetti negativi su circa 700mila statali. Su 18 milioni di dipendenti, potrebbero lavorare a distanza 6/8 milioni di persone, eppure - dai dati del Politecnico di Milano - solo 4 milioni di loro scelgono il cosiddetto "lavoro agile".

I numeri dello smart working variano anche da Regione a Regione. A servirsi del lavoro da remoto sono soprattutto le imprese del nord-est (70%), contro il 57% del centro, il 53% del nord-ovest e il 30% del sud.

Dai dati dell'Inapp, l'80% dei lavoratori ritiene lo smart working il metodo giusto per migliorare l'equilibrio tra vita privata e lavoro. Il 90%, invece, lo giudica positivo per l'azzeramento dei costi e dei tempi legati agli spostamenti. Il 66% dei datori di lavoro evidenzia un aumento della produttività, ma il caro energia sta cambiando la percezione della misura.

Inoltre, nella maggior parte dei casi, gli smart worker non hanno diritto ai buoni pasto. Non sono riconosciute compensazioni neanche per i fragili, per i quali è stato prolungato fino al 2023 l'accesso agevolato al lavoro da remoto.

Sebbene appaia difficile da realizzare, i sindacati chiedono che i contratti per regolare il lavoro agile prevedano rimborsi adeguati per facilitare i costi in bolletta.