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Cina elimini target crescita, rapporto annuale Fmi vede Pil 2016 a 6,6%

PECHINO (Reuters) - A parere del Fondo monetario internazionale Pechino dovrebbe mettere da parte gli obiettivi sulla crescita economica, concentrandosi invece sul miglioramento qualitativo della politica espansiva. Sul prodotto interno lordo di quest'anno l'organizzazione basata a Washington ha comunque una stima di 6,6%, coerente con il ventaglio di 6,5/7% dell'obiettivo governativo. "Porsi per la crescita annua un obiettivo [in luogo di formulare una stima] ha come conseguenza un'eccessiva concentrazione sull'orizzonte di breve termine e invita a utilizzare misure qualitativamente discutibili" scrive il rapporto annuale Fmi dedicato alle seconda economia mondiale. Se Pechino non volesse rinunciare a fissare un obiettivo, dovrebbe comunque indicare un range più ampio e più flessibile, tale da garantire che il tasso di crescita risulti sostenibile. Il Fondo suggerisce a questo proposito di indicare per il 2017 un target intorno a 6%, invitando le autorità responsabili a una maggiore attenzione a indicatori più specifivi come la cerscita del reddito disponibile. Nei prossimi anni, dice sempre il rapporto Fmi, il ritmo dell'espansione economica vedrà un graduale rallentamento per arrivare a circa 5,8% nel 2021. I tassi di interesse sono del resto stati abbassati anche oltre il necessario e, in caso l'inflazione dovesse tornare a crescere come previsto, occorrerà riportare il costo del denaro su livelli meno accomodanti degli attuali. Il rapporto fa anche riferimento alla posizione delle autorità incontrate dal Fondo nel corso della missione cinese, a parere delle quali invece "il livello dei tassi di interesse è appropriato da un punto di vista ciclico". Pechino non concorda neanche con la valutazione Fmi secondo cui le misure espansive attualmente in atto aumentano la vulnerabilità del Paese, ritenendo invece che l'aumento delle spese infrastrutturali in aree meno sviluppate contribuisca a migliorare il profilo della crescita. Il Fondo stima che un aumento delle imposte sui carburanti fossili e sull'inquinamento potrebbe tradursi in un calo di quasi quattro milioni delle morti premature da qui al 2030. "La maggioranza della spesa pubblica e del finanziamento del deficit avviene con poca trasparenza, tramite misure non inserite a bilancio" scrive ancora lo studio, lamentando la difficoltà di monitoraggio. L'inflazione cinese dovrebbe rimanere quest'anno in area 2-2,5% quest'anno e il prossimo, per poi accelerare intorno a 3% nel medio termine grazie alla ripresa delle commodities e della dinamica dei salari. Sul sito www.reuters.it altre notizie Reuters in italiano. Le top news anche su www.twitter.com/reuters_italia