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Consulenze Expo, chiesto giudizio Maroni e altri per induzione indebita

Il governatore della Lombardia Roberto Maroni. REUTERS/Tony Gentile (Reuters)

MILANO (Reuters) - La procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio del presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni e altri per le imputazioni di turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente e induzione indebita per presunte pressioni per far ottenere un incarico lavorativo e un viaggio a due sue ex collaboratrici. Lo riferiscono fonti a diretta conoscenza del dossier, e lo conferma lo stesso Maroni, che, in una dichiarazione inviata via mail dall'agenzia stampa della Regione, dice che se l'aspettava e che è "tranquillissimo". "Si tratta di accuse ridicole (la promessa di un viaggio mai fatto, costo per la Regione: zero euro), destituite di ogni fondamento o rilevanza, - dichiara Maroni nella nota - formulate da un magistrato mosso da un evidente pregiudizio politico e incattivito dal clamoroso flop delle sue precedenti inchieste su Lega e Finmeccanica. Ho sempre avuto massima fiducia nella giustizia e non cambio idea, anche dopo le gravi irregolarità registrate in questa indagine. Sono certo che un giudice terzo e indipendente non potrà che archiviare questa inchiesta per quello che è: una buffonata". La procura aveva chiuso l'inchiesta lo scorso 3 giugno. Ora il Tribunale dovrà fissare una udienza preliminare al termine della quale un giudice dovrà decidere se rinviare a giudizio gli imputati o proscioglierli. Fra gli indagati del fascicolo, oltre a Maroni, il segretario generale della Regione Andrea Gibelli, il capo della segreteria del presidente, Giacomo Ciriello, e il direttore generale di Expo 2015 spa, Christian Malangone. Anche la società Expo, come persona giuridica, è indagata per effetto della legge 231 sulla responsabilità delle aziende. L'indagine condotta dal pm Eugenio Fusco nacque da uno dei filoni dell'inchiesta Finmeccanica a Busto Arsizio, ipotizza che Maroni fece ottenere indebitamente un contratto di collaborazione da 29.500 euro con la società Eupolis (ente di ricerca della Regione) a Mara Carluccio (anche lei indagata), sua collaboratrice al Viminale quando era ministro dell'Interno; e che lo stesso Maroni, attraverso Ciriello, esercitò pressioni perché la società Expo pagasse a un'altra sua ex collaboratrice, con la quale secondo gli inquirenti intratteneva all'epoca "una relazione affettiva", Maria Grazia Paturzo (non indagata), un viaggio a Tokyo, nell'ambito del World Expo Tour. Expo, ricostruisce l'inchiesta, rispose che non poteva coprire i costi della trasferta anche a Paturzo, che non era una dipendente ma una collaboratrice. A quel punto Maroni, secondo le indagini, decise di cambiare programma e di recarsi per un altro appuntamento istituzionale a Berna mentre al suo posto la Regione Lombardia venne rappresentata da una delegazione guidata dal vicepresidente Mario Mantovani, anche lui ascoltato a verbale dagli investigatori. "Il presidente Maroni - ha dichiarato a Reuters il suo difensore, l'avvocato Doemnico Aiello - rischierebbe di andare a giudizio perché il suo fidato capo segreteria ha mandato un sms al Direttore Generale Expo, con cui chiedeva cortesemente... la presenza in una missione Expo di una dirigente. La società aveva ritualmente approvato viaggio e soggiorno ma il presidente Maroni annullò ugualmente la missione per concomitanti impegni istituzionali in Svizzera". "Anche se può sembrare inverosimile questo è il processo, la ipotizzata promessa di una viaggio mai fatto! - conclude il legale - Più che un 'processo alle intenzioni' sembra la consolidata e irriducibile 'intenzione' di mandare comunque Maroni a processo". Sempre per questa inchiesta, l'ex direttore generale di Eupolis, Alberto Brugnoli, ha patteggiato nei mesi scorsi otto mesi di reclusione, pena sospesa. Sul sito www.reuters.it le altre notizie Reuters in italiano. Le top news anche su www.twitter.com/reuters_italia