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Coronavirus, nuove ipotesi sul contagio

Prosegue l’allerta massima in tutto il mondo per quanto sta accadendo in Cina, in particolare a Wuhan, da dove è partita l’epidemia di coronavirus 2019-nCoV che ha visto registrare numerosi casi anche fuori dai confini cinesi.

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Secondo quanto emerge dalla ricostruzione delle prime fasi dell’epidemia pubblicata sulla rivista The Lancet, e segnalata dalla rivista Science sul suo sito, il primo caso di infezione è stato registrato il primo dicembre dello scorso anno e la persona infettata, contrariamente a quanto ipotizzato inizialmente, non era stata al mercato ittico di Wuhan. Infatti “nessun legame epidemiologico è stato trovato tra il primo paziente e casi successivi”, affermano gli autori della ricerca.

Dei primi 41 casi esaminati dal gruppo di ricerca cinese guidato da Chaolin Huang, dell’ospedale Jin Yin-tan di Wuhan, 27 (pari al 66%) erano stati al mercato a partire dal 10 dicembre mentre altri 13 non avevano alcun collegamento col mercato ittico.

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Su Lancet si legge che “nessuno dei familiari” del primo paziente infetto “ha sviluppato febbre né altri sintomi respiratori. Al momento non ci sono legami epidemiologici fra il primo paziente e gli altri casi”.

Coronavirus, la situazione degli italiani a Wuhan

Intanto è attesa per gli oltre 50 italiani presenti a Wuhan. Stefano Verrecchia, capo dell’Unità di Crisi della Farnesina intervistato dal Tg3, ha ammesso: “La situazione degli italiani a Wuhan è relativamente sotto controllo, abbiamo con loro un contatto costante, sono sottosti ad una pressione comprensibile".

L'Italia, ha aggiunto, sta lavorando a "ipotesi che possono portare a soluzione" per una loro eventuale evacuazione, qualora lo volessero. Si è prima pensato ad una soluzione via terra, ma si valutano anche soluzioni tramite aereo, ha spiegato Verrecchia, chiarendo comunque che prima di procedere bisognerà capire che tipo di autorizzazioni daranno le autorità cinesi, visto che si tratterebbe di "uscire da un'area sigillata".

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