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Designer italiani in guerra contro il falso d'autore

Un visitatore al Salone del Mobile di Milano osserva un pezzo della collezione Desalto. REUTERS/Stefano Rellandini (Reuters)

di Ilaria Polleschi e Sara Rossi MILANO (Reuters) - C'è chi ordina sul Web lampade "famose" ma non originali, chi per il nuovo appartamento acquista in un negozio alla moda una chaise longue "ispirata" al disegno di un padre dell'architettura oppure chi per la casa delle vacanze sceglie copie di design low cost. In Italia il mercato dei "tarocchi" dei capolavori del design è trasversale, pesa sul fatturato del settore mobili e illuminazione per almeno il 20% ed è in costante crescita, anche a causa di una legislazione in continuo cambiamento e del boom degli acquisti online, secondo molte associazioni di categoria e studi sul fenomeno. Per Fondazione Altagamma - che dal 1992 riunisce circa un centinaio di marchi tra cui Alessi, Artemide e Zanotta - l'impatto della contraffazione sul solo settore del design in Italia nel 2013 ammonta a 1,7 miliardi di euro, contro i circa 1,2 miliardi del 2010. L'industria nazionale dei mobili e delle lampade - che conta oltre 210.000 addetti e quasi 31.000 imprese - ha chiuso il 2013 con un fatturato di circa 18 miliardi di euro, in flessione del 2,5% rispetto al 2012, secondo i dati di FederlegnoArredo, braccio di Confindustria per il settore. In un approfondimento del 2012 dedicato alla contraffazione nel mondo del design il Censis parla di "un fenomeno in significativo aumento". Il governo negli ultimi anni ha istituito il Consiglio nazionale anticontraffazione (Cnac) e varato una serie di campagne informative per sensibilizzare ed educare i consumatori sul fenomeno e per tutelare il made in Italy anche nel design, che - come confermano i tanti stranieri tra gli oltre 350.000 visitatori al Salone del Mobile dello scorso aprile - è sempre più amato anche all'estero. OTTO MODIFICHE IN 13 ANNI: UNA LEGGE IN CONTINUO CAMBIAMENTO In Italia, una legge europea del 2001 che protegge con il diritto d'autore disegni e modelli al pari delle altre opere di valore artistico - rendendo perseguibile per legge chi produce copie non autorizzate - è entrata in vigore soltanto a fine aprile, dopo otto emendamenti che ne hanno posticipato l'adozione per 13 anni. La nuova legge prevede che il diritto d'autore copra il disegno - di cui viene riconosciuto il valore artistico - per tutta la vita del designer e 70 anni dopo la sua morte, ma il rinvio della sua applicazione di fatto ha reso non perseguibile dai 12 mesi precedenti al 2001 ad oggi chi produce e commercializza copie. "Deve passare l'idea che l'opera pur essendo funzionale ha una sua capacità di essere desiderata per la forma e non per la funzione", spiega l'avvocato Giovanni Casucci, esperto nel campo brevettuale e membro della commissione Design del Cnac. Anche l'obiezione legata al fatto che la serialità nella produzione non li renda pezzi unici è secondo Casucci superata, perché "la serialità è una caratteristica dell'industria del design". L'eccessiva durata della moratoria sull'applicazione della legge ha spinto la Commissione europea lo scorso autunno ad aprire una procedura di infrazione, entrata a fine marzo nella sua seconda fase, ma per evitare multe il parlamento si sta impegnando a varare la cosiddetta "legge europea bis" per ridurre retroattivamente la moratoria a cinque anni. UN PROLIFERARE DI CAUSE Il rinvio della legge non ha comunque evitato il proliferare di cause da parte di società come Poltrona Frau - che tra i suoi marchi ha Cassina, unica autorizzata a produrre i modelli di Le Corbusier - o Flos, che produce le famose lampade dei fratelli Castiglioni, nei confronti di società tra cui High Tech e Semeraro, che realizzavano e vendevano copie non autorizzate. High Tech, noto negozio milanese che a gennaio 2014 si è visto condannare dalla 'Sezione specializzata in materia d'impresa' del tribunale di Milano per aver venduto riproduzioni di sedie e divani di Le Corbusier, sostiene di aver agito seguendo la filosofia dell'architetto, ovvero "mettere a disposizione dei consumatori prodotti non solo funzionali, ma anche belli, a prezzi abbordabili", spiega il difensore della società, Marco Mergati, che ha già annunciato ricorso contro la sentenza. Semeraro - che vendeva la lampada 'Fluida', imitazione della celebre 'Arco' dei fratelli Castiglioni e che per questo nel 2012 è stata condannata a Milano - ha invece preferito non commentare. TUTELA DELL'ORIGINALE O "DIRITTO AL DESIGN DEMOCRATICO"? Le riproduzioni più o meno fedeli all'originale non arrivano solo dall'estero, Cina in testa, ma sono prodotte anche in Italia, soprattutto in Toscana, da aziende che con questo tipo di prodotti realizzano buona parte del proprio fatturato. "La lobby dei contraffattori è molto forte, l'enclave territoriale di produzione in Toscana e Veneto è stata sempre molto di successo", spiega Giacomo Leo, direttore responsabile degli affari sociali di Poltrone Frau - appena acquisita dall'americana Haworth - che stima un'erosione di circa il 30% del proprio fatturato annuo per la contraffazione e intenta tra le 80 e 100 cause l'anno per proteggere i propri prodotti. 'Consorzio Origini', che raggruppa una serie di piccole e medie imprese del settore dei mobili tra cui quelle che producono le "riedizioni" di oggetti famosi, ritiene invece di battersi per "il diritto al design democratico", sostenendo che con la nuova legge oltre 500 aziende siano a rischio chiusura. Sandra Rossi, AD di Matrix, società di Poggibonsi, Siena, che aderisce al consorzio e che ha chiuso il 2013 con un fatturato di 1,5 milioni di euro - il 60% del quale raggiunto grazie alle "riedizioni" - racconta a Reuters che a causa della legge, dovrà licenziare cinque su 10 dipendenti. "Concordiamo con la tutela del design, intesa come protezione di oggetti di nuova concezione progettati da designer contemporanei", spiega Rossi, che vanta una produzione italiana al 100% e che al Salone del Mobile ha presentato una nuova collezione di divani progettati con l'Università di Firenze. "Non è che copiamo... facciamo riedizioni, diffondiamo cultura. Il consorzio sta cercando di far modificare la legge perché questi pezzi possano essere prodotti da chi ne ha la capacità senza mettere in difficoltà aziende e clienti, a cui magari non interessa il marchio". "Qualche regola in più ci vorrebbe - aggiunge riferendosi a chi importa pezzi di dubbio valore dalla Cina, togliendo clienti anche a chi produce copie italiane di miglior fattura - ma non legata al diritto d'autore, facendo piuttosto rispettare certi canoni di qualità e di disegno". ADI: CHI FA COPIE DANNEGGIA LA FILIERA Secondo i legali di High tech, la normativa potrebbe avere come effetto "quello per cui l'industria, anziché cercare di realizzare nuovi prodotti [...] privilegerà la produzione di articoli cosiddetti 'classici', risparmiando sulle spese di sviluppo e di produzione". Di tutt'altro avviso Luisa Bocchietto, presidente dell'Adi, l'Associazione Design industriale. "Chi sostiene di copiare per dare a tutti la possibilità di avere pezzi di design fa demagogia, inoltre molte aziende che copiano fanno produrre all'estero", spiega. "Se fossero così capaci potrebbero far disegnare ai giovani designer nuovi prodotti e contribuire alla crescita del settore... invece danneggiano quelli che producono originali, che devono fare un certo numero di tentativi e di investimenti per arrivare al prodotto giusto. Chi copia crea un danno a tutta la filiera", sottolinea. Anche il vice presidente di Altagamma, Armando Branchini, si scaglia contro chi produce copie: "Innovazione e creatività sono rischiose, la collezione nuova messa a punto da un produttore può andare bene ma anche male. Chi copia non corre rischi". VENDITE ONLINE LE PRINCIPALI IMPUTATE Secondo Branchini, inoltre, la diffusione degli acquisti online ha senza dubbio irrobustito la crescita del fenomeno della contraffazione. "Chi compra falsi sul Web si vede recapitato a casa un pacco postale anonimo. Per i controlli occorrerebbe aprirne a migliaia e verificare se ciò che c'è dentro è originale o falso: è molto, molto difficile", spiega. "Negli ultimi anni è aumentato il numero di persone che vogliono accedere a pezzi di design e di conseguenza è aumentata l'offerta soprattutto sul Web, tra i principali imputati perché rende accessibile a tutti una vastità infinita di prodotti", gli fa eco Claudio Bergonzi, segretario generale di Indicam, Istituto di Centromarca per la lotta alla contraffazione, che rappresenta oltre 150 tra aziende, tra cui Poltrona Frau e Molteni. Anche per Leo, negli ultimi anni c'è stata una "crescita esponenziale di siti che vendono copie, magari registrati in paesi come l'Uk dove la tutela autoriale è molto limitata". Secondo Indicam, più del 50% della produzione mondiale di beni contraffatti in generale proviene dal Sudest asiatico. La destinazione è per il 60% l'Unione europea, per il 40% il resto del mondo. La Cina risulta essere di gran lunga al primo posto, seguita Corea, Taiwan e altri Paesi dell'area. Il 35% circa della produzione mondiale di contraffazioni proviene invece dal bacino del Mediterraneo, con destinazione l'Ue, Usa, Africa ed Est europeo. I Paesi leader sono l'Italia, la Spagna, la Turchia, il Marocco. Sul sito www.reuters.it le altre notizie Reuters in italiano. Le top news anche su www.twitter.com/reuters_italia