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Deutsche Bank chiude 200 filiali: tutte le debolezze del colosso

Purtroppo gli istituti tedeschi, al pari di quelli italiani, devono scontare non poche pecche sul lato dell'affidabilità. Un peccato originale che si trovano ad espiare non solo le piccole realtà, come si potrebbe credere, ma anche i grandi nomi.

La chiusura di 188 sportelli

Il primo è Deutche Bank, lo stress test della Fed cui è stato sottoposto recentemente l'istituo non ha portato i risultati sperati. A questo si aggiungano anche gli strascichi di una crisi che, dal 2008, continua a non voler mollare la presa e una tempesta sul settore bancario che sta stralciando le poche certezze sul credito europeo, tempesta che dopo la pubblicazione dei risultati sul referendum inglese si è inevitabilmente acuita. L'ultima tegola arriva proprio in questi giorni ed è rappresentata dalla chiusura di circa 188 sportelli su un totale di 723, con conseguente licenziamento di circa 3mila unità. Una spesa, quella del personale e delle succursali, che è diventata un lusso in seguito alla diffusione dell'home banking. Proprio su questa voce si indirizzeranno i prossimi investimenti, pari a 750 milioni di euro, tesi al potenziamento della struttura attraverso Internet, un modo anche per riuscire a fidelizzare ulteriormente i clienti con l'abbattimento dei costi. Come se non bastasse Deutsche porta con sé anche il peso degli oltre 54 trilioni di euro di derivati, una cifra pari a 20 volte il Pil tedesco e 5 volte quello dell'eurozona, e che ha reso proprio la teutonica istituzione “la maggior fonte di rischi sistemici al mondo” secondo quanto dichiarato dal Fmi. Una vera e propria bomba ad orologeria nel cuore dell'Europa.

Quei legami pericolosi

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Il giudizio, severissimo, nasce dal fatto che le banche in Germania sono caratterizzate da una fortissima interconnessione con le compagnie di assicurazione (Allianz (Hannover: ALVN.HA - notizie) , Hannover Re, Munich Re, Deutsche Bank (Londra: 0H7D.L - notizie) , Commerzbank (Xetra: CBK100 - notizie) e Aareal Bank (Xetra: 540811 - notizie) ). Anche per questa serie di debolezze, il titolo è stato uno dei primi a collassare di fronte alla tempesta nata sul mercato europeo da inizio anno e che, dopo la pubblicazione del referendum inglese, si è acuita nuovamente portando le azioni di Deutsche a perdere ben il 50% del proprio valore. Già dall'anno scorso John Cryan, appena eletto alla guida dell'istituto, si era impegnato per portare a termine una lunga operazione di ristrutturazione dei conti ma ancora prima della reputazione. Recentemente, infatti, le cronache hanno reso pubblica la notizia dei 6,8 miliardi di euro di perdite a sua volta appesantite da una voce in particolare, quella delle spese legali per lo scandalo sulla manipolazione del Libor.

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