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Deutsche Bank crolla ai minimi storici. Merkel: no ad aiuti

Su Deutsche Bank le cifre non tornano. E non da adesso. L’emergenza attuale, infatti, non è altro che l’ultima tegola di un crollo che piano piano sta deteriorando l’intero edificio della banca tedesca.

Da inizio anno il titolo ha perso circa il 50% mentre. Intanto oggi le quotazioni del titolo hanno registrato i minimi storici con il livello di 10,63 euro mentre ad agosto del 2015 arrivavano ai 30 euro.

Partiamo dai numeri

Parlando di numeri i primi che vengono in mente sono anche gli ultimi che sono stati al centro delle cronache finanziarie degli ultimi giorni. Nello specifico si tratta del contenzioso apertosi tra le autorità statunitensi e la banca sulla questione dei subprime: stando alle richieste Usa, Deutsche Bank (Londra: 0H7D.L - notizie) dovrebbe pagare una multa pari a 14 miliardi di dollari per aver somministrato sul mercato dei titoli tossici, cifra che i teutonici non solo si rifiutano di pagare volendo perciò avviare una serie di colloqui per abbassare le pretese d’oltreoceano, ma che, in effetti, non hanno in cassa. Infatti le previsioni fatte dai vertici parlano di qualcosa che non avrebbe dovuto andare oltre i 6,2 miliardi, cifra che è stata precedentemente già accantonata per la questione. Il divario fra quanto previsto e quanto chiesto, ora, potrebbe essere la mina che farebbe saltare un sistema da tempo traballante e che è stato sempre salvato dai famosi aiuti di stato, a suo tempo permessi. E qui arriva la prima tegola: il governo di Angela Merkel ha già negato ogni possibile supporto per salvare l’istituto. Una mossa che si rende necessaria anche in vista di elezioni in Germania nel 2017.

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Le prospettive sul'istituto

Partendo da questa svolta, quindi, è facile pensare, cosa che il mercato sta già facendo, che Deutsche dovrà arrivare a un aumento di capitale extra per riuscire ad onorare i debiti i quali, anche nel caso di uno “sconto” saranno con ogni probabilità superiori ai 6 miliardi accantonati: il divario tra le due parti in causa è troppo ampio per poter risolversi a favore della banca tedesca. Ma il problema va ben oltre i limiti, per quanto gravi, della singola cifra. A prescindere da come si risolverà la questione della battaglia della multa per i mutui subprime, restano aperti anche altri fronti: quello delle accuse di manipolazione della valuta, le accuse sul trading dei metalli preziosi oltre allo scambio sospetto di titoli azionari in Russia. Una nave che si trova perciò a dover chiudere tante falle, troppe, e che al momento non ha sufficiente materiale (leggasi capitale) per provvedere. Ne sono convinti anche gli analisti di SocGen (Parigi: FR0000130809 - notizie) che stimano l’istituto tedesco come “sottocapitalizzato” anche nel caso in cui l’accordo con gli Usa si chiudesse con una richiesta finale per una multa pari ai 6,2 miliardi di dollari accantonati da Berlino.

Gli altri numeri che condannano la banca arrivano dalla semestrale di luglio che sottolineava un utile in crollo totale a -98% sullo stesso periodo del 2015 a sua volta chiusosi con una perdita di 6,7 miliardi proprio a causa di oneri, riserve e accantonamenti.

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