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Dopo i guai per Deutsche adesso arrivano quelli per Commerzbank

Ieri la notizia di una sospetta sottocapitalizzazione di Deutsche Bank (Londra: 0H7D.L - notizie) costretta, forse, alla raccolta di nuove risorse sul mercato per far pronte alle tante, troppe, spese legali e che, questa volta, non potrà contare sulla provvidenziale mano degli aiuti di stato già immediatamente negati dal governo di Angela Merkel, a sua volta impegnato a dover rendere conto del proprio operato ai cittadini in vista delle prossime elezioni del 2017, elezioni già ad alto rischio viste le polemiche sulla crisi dei migranti.

E oggi i guai di Commerzbank (Xetra: CBK100 - notizie)

Di (KSE: 003160.KS - notizie) oggi, invece, la notizia che anche il secondo colosso tedesco, Commerzbank, starebbe pensando di rinunciare nuovamente al dividendo, seppur momentaneamente, e a ristrutturare, entro il 2020, l'intera sua forza lavoro con un taglio del 20% del totale, cifra che, tradotta in numeri, arriverebbe a 9mila unità, quasi il doppio rispetto alle voci precedentemente circolate che si limitavano a 5mila. L'indiscrezione arriva dalla stampa tedesca (per la precisione il quotidiano Handelsblatt) che continua con l'evidenziare la perdita da inizio anno del 35% sul titolo. Sempre secondo quanto presente tra le colonne del quotidiano, le aree destinate alla ristrutturazione, sono quelle della digitalizzazione, dei ricavi e della crescita in generale che verranno rafforzate attraverso una divisione tra i clienti aziendali (investment banking e grandi aziende) e quelli privati (piccoli imprenditori e retails) con aree appositamente dedicate. Sempre la stampa tedesca, poi, aveva già dato notizia della crisi presunta di Deutsche Bank, poi prontamente smentita dai vertici i quali hanno voluto confermare non solo che l'istituto ha tutti i requsiti patrimoniali disposti per legge ma anche che sta attraversando un buon momento, tanto che potrebbe arrivare a chiudere il terzo trimestre del 2016 in modo positivo, resta il fatto che la perdita del titolo da inizio anno arriva al 50%, perdita ancora più evidente se si allarga la visuale e si considerano i 10,63 euro di quotazione toccati ieri mattina, minimo storico, con i circa 30 registrati solo poco più di un anno fa, ad agosto del 2015.

Fusione? No, grazie. O forse sì...

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Alla fine di agosto erano giunte voci, anch'esse poi smentite, circa una fusione tra i due istituti di credito, voci che erano nate in seguito alla dichiarazione del numero uno di Deutsche, John Cyran, il quale aveva sottolineato la necessità sia per la banca stessa che per l'intero sistema di credito tedesco, di maggiori fusioni a livello nazionale ma anche internazionale. Ma le smentite hanno potuto poco in quell'occasione: i mercati, infatti, fecero registrare rialzi da entrambe le parti anche perché, sempre indiscrezioni di stampa, rivelarono poi di alcuni contatti e lunghe trattative rappresentate anche da un incontro da Cyran e l'amministratore delegato di Commerzbank Martin Zielke. Un sospetto che sarebbe implicitamente confermato anche dai punti in comune, a volte anche negativi, che presentano i sue istituti: entrambi protagonisti di clamorosi salvataggi di stato

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