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DOSSIER - Mare Nostrum, l'Italia chiede all'Europa di fare di più

Migranti sub-sahariani soccorsi dalla nave San Giorgio della Marina italiana nel Mediterraneo tra le coste italiana e libica. REUTERS/Giorgio Perottino (Reuters)

di Steve Scherer A BORDO DELLA SAN GIORGIO (Reuters) - L'urlo del Capitano Aldo Dolfini ai propri marinai squarcia il crepuscolo: "Digli che siamo italiani. Capiranno che sono salvi!". Primi di maggio, 40 miglia dalla costa libica. Il vento da nord gonfia le onde che si infrangono contro il piccolo barcone alla deriva carico di 300 uomini. I marinai lanciano i salvagenti dentro l'imbarcazione e tirano in salvo i naufraghi uno per uno. Dolfini, un barbuto uomo di mare di 52 anni, dall'autorità indiscussa, è in prima linea nella più grande missione europea di ricerca e salvataggio mai compiuta. L'Italia ha avviato questa operazione lo scorso ottobre per evitare nuove stragi in mare dopo la morte di 366 uomini, donne e bambini in fuga dall'Africa, ad appena un miglio dalla costa siciliana. Roma ha battezzato la missione "Mare Nostrum" e spera che altri paesi dell'Unione europea si uniscano allo sforzo di arginare l'ondata di immigranti. Più di 43.000 persone, provenienti da una dozzina di paesi – tra cui siriani in fuga dalla guerra civile, eritrei che vogliono sottrarsi alla leva militare - sono stati salvati in questi sette mesi da Mare Nostrum. E' lo stesso numero di coloro che nel 2013 sono riusciti a completare il rischioso percorso. "E' assurdo che l'Unione europea non abbia un ruolo importante in Mare Nostrum", ha detto il ministro della Difesa Roberta Pinotti in un'intervista. "E' la più grande operazione umanitaria nella sua storia. L' Italia chiede la piena partecipazione dell'Europa. Un coinvolgimento reale che consenta agli immigrati di poter raggiungere tranquillamente la propria destinazione e che Mare Nostrum diventi una azione europea, non più solo italiana". Pinotti spinge per un maggior coinvolgimento dell'Ue sia in termini finanziari che in numero di navi. Circa due terzi di quanti approdano sulle coste italiane si traferiscono in breve in un'altro paese dell'Unione. Le richieste di asilo sono cresciute di più del 30% lo scorso anno, con la Germania a quota 110.000, più di ogni altro paese al mondo, secondo l'agenzia Onu per i rifugiati. Questo fenomeno ha scatenato sentimenti anti-immigrati in molti Paesi europei, gonfiando il consenso dei partiti euroscettici. "Le frontiere italiane sono europee", ha detto ancora Pinotti. L'Ue dice di fornire un significativo contributo. L'autorità di controllo sulle frontiere, Frontex, assicura in parte il controllo aereo sullo spazio di mare aperto pari a tre volte la grandezza della Sicilia. Un portavoce del commissario europeo per gli Affari interni Cecilia Malmstrom ha detto che l'Italia ha ricevuto significativi aiuti finanziari per i rifugiati, l'integrazione e il controllo dei confini, oltre ai 30 milioni di euro di fondi di emergenza concessi dopo il naufragio di ottobre. Al Consiglio europeo di dicembre, gli Stati membri hanno approvato un piano della Commissione che prevede l'accoglienza di un numero maggiore di rifugiati da Africa e Medio Oriente. La settimana scorsa, la Commissione europea ha chiesto agli Stati membri "di mettere in atto quanto concordato". BENVENUTI, SIETE SALVI La flotta Mare Nostrum è formata da cinque navi tra le quali la San Giorgio, che è stata coinvolta in missioni militari e umanitarie in Somalia e Libia. I 115 uomini dell'equipaggio oltre a 135 agenti delle forze dell'ordine, dottori e marines - hanno messo in salvo fino a 1.200 persone in un solo pomeriggio. I naufraghi ricevono cure mediche e cibo. La polizia li identifica e avvia le pratiche per l'asilo a chi lo richiede. Flavia Depietro, una ostetrica dell'organizzazione non governativa Fondazione Francesca Rava, ha trascorso due settimane sulla San Giorgio. Ai primi di maggio, i marinai hanno salvato una donna e il suo bambino di quattro giorni che era nato prematuro in Libia poco prima dell'imbarco. Il neonato è stato ritrovato dai marinai raggomiltolato tra le coperte. Depietro racconta di aver nutrito il bambino con una siringa mentre la madre, eritrea, era in convalescenza. Madre e figlio si trovano attualmente in un ospedale siciliano. A sovrintendere a tutte le operazioni è Dolfini. La prima cosa che un immigrato vede una volta a bordo della San Giorgio è la scritta in inglese, francese e italiano: "Benvenuti, siete in salvo". "Questo lavoro ti penetra nelle ossa", dice Dolfini, che ha passato oltre metà della sua vita in mare. "Mi piace pensare che a motivare chi lavora sulla nave sia l'empatia". Non tutti in Italia sostengono Mare Nostrum. La Lega Nord lo ritiene un peso per i contribuenti - costa più di 9 milioni di euro al mese - e un incentivo all'immigrazione. I centri di accoglienza italiani stanno scoppiando mentre la burocrazia fatica a smistare decine di migliaia di richieste di asilo o di accoglienza temporanea per ragioni umanitarie. Lo scorso anno l'Italia ha ricevuto 27.800 richieste di una qualche forma di asilo, secondo i dati dell'agenzia Onu per i rifugiati, e il numero dovrebbe aumentare nel 2014. La lentezza delle procedure amministrative, che possono durare anche un paio di anni, hanno scatenato le proteste dei rifugiati, che in Sicilia si sono scontrati con la polizia e hanno bloccato alcune strade. "Capisco bene la fase difficile dell'economia italiana ma dobbiamo andare oltre", dice il cappellano della San Giorgio, Don Paolo Solidoro. L'ammiraglio Mario Culcasi, che è a capo di Mare Nostrum, dice che è impensabile bloccare la missione: "Non può essere sospesa perché significherebbe condannare migliaia di persone alla morte". 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