Annuncio pubblicitario
Italia markets closed
  • FTSE MIB

    34.249,77
    +310,02 (+0,91%)
     
  • Dow Jones

    38.252,97
    +167,17 (+0,44%)
     
  • Nasdaq

    15.936,57
    +324,81 (+2,08%)
     
  • Nikkei 225

    37.934,76
    +306,28 (+0,81%)
     
  • Petrolio

    83,64
    +0,07 (+0,08%)
     
  • Bitcoin EUR

    59.641,87
    -731,96 (-1,21%)
     
  • CMC Crypto 200

    1.331,19
    -65,34 (-4,68%)
     
  • Oro

    2.349,20
    +6,70 (+0,29%)
     
  • EUR/USD

    1,0701
    -0,0032 (-0,30%)
     
  • S&P 500

    5.103,28
    +54,86 (+1,09%)
     
  • HANG SENG

    17.651,15
    +366,61 (+2,12%)
     
  • Euro Stoxx 50

    5.006,85
    +67,84 (+1,37%)
     
  • EUR/GBP

    0,8563
    -0,0010 (-0,12%)
     
  • EUR/CHF

    0,9776
    -0,0009 (-0,09%)
     
  • EUR/CAD

    1,4618
    -0,0031 (-0,21%)
     

Draghi doma Salvini sulle pensioni e M5s sul reddito. Scontro sulla concorrenza

Draghi (Photo: ANSA)
Draghi (Photo: ANSA)

Quando Daniele Franco finisce di elencare le misure sulle pensioni, i capi delegazione dei partiti di maggioranza fissano il ministro dell’Economia. Mario Draghi è seduto al centro del tavolo di palazzo Chigi dove si discute della manovra da approvare all’indomani. Si gira verso il fedelissimo ministro: “Spiega tu”. E Franco spiega che non c’è una quota per il 2023. È il segnale che serve per tirare dentro la Lega e per non lasciare ai sindacati l’alibi di dire che il Governo non ha provato a ricomporre la frattura. Non è uno stravolgimento dell’impianto approvato una settimana fa, è un tocco di cacciavite. La linea è salvaguardata: decidere solo per il prossimo anno, con quota 102, significa che intanto si cancella la quota 100 leghista. Poi per il 2023 se ne parlerà, ma ad ora non c’è nulla e questo nulla significa che si torna alla Fornero. Semmai i problemi montano quando si passa a parlare del reddito di cittadinanza. La linea dura sulla stretta spiazza i grillini. Stefano Patuanelli dice sì, ma “con riserva”. Dalle sedie della Lega riparte il ritornello della misura “che costa troppo”. Si discute per venti minuti. Poi è il premier a fermare la maretta: “Passiamo al disegno di legge sulla concorrenza”.

Quattro ore e mezza di riunione in cabina di regia sono già un elemento che spiega il clima scivoloso dell’ultimo miglio della manovra. Il risultato finale viene portato a casa, ma Draghi deve passare attraverso le sabbie mobili degli ultimi assestamenti. La soluzione ponte sulle pensioni alla fine fa dire alla Lega che è “un ottimo risultato”. Il perché lo spiega una fonte di primo livello del partito: “Per il 2023 non c’è nulla quindi si potrà introdurre una flessibilità più ampia”. La tesi regge perché spostare la decisione in avanti tiene i giochi aperti anche se non è detto ovviamente che andranno nella direzione auspicata dal Carroccio. E questa casella lasciata vuota è anche un gancio a Cgil, Cisl e Uil per lo stesso motivo. Con una differenza però sostanziale: i desiderata di Salvini sulle pensioni in qualche modo sono stati un po’ compensati, anche con la previsione di un Fondo per l’uscita anticipata di alcune categorie, mentre ai sindacati potrebbe non bastare perché le richieste sono più imponenti e costose. Quando si discute di pensioni, Maurizio Landini è al Tg1 a tenere ancora la linea del “valuteremo” la mobilitazione, ma in mano al momento ha ben poco per tornare indietro. Anche il richiamo alla necessità di dialogare con i sindacati fatto dalla delegazione del Pd spiega come l’apertura sul 2023 potrebbe non bastare per ricomporre la frattura. I dem, invece, sono soddisfatti perché le loro richieste - la proroga dell’Ape sociale, con un allargamento della platea, e di Opzione donna - finiscono nella legge di bilancio.

Se una settimana fa era la Lega a protestare sulle pensioni, questa volta sono i 5 stelle a reagire quando Draghi e Franco spiegano la stretta sul reddito di cittadinanza. I controlli arriveranno prima dell’erogazione dei soldi, non dopo come avviene oggi. Se la riduzione progressiva del beneficio già dopo il secondo no a una proposta di lavoro era stato messo in conto, quello dei controlli così rigidi genera disorientamento. Tra l’altro il premier e il titolare del Tesoro parlano a braccio, i partecipanti alla riunione non hanno un testo e i grillini temono l’imboscata. Quando i capidelegazione della Lega ritirano fuori il problema del rifinanziamento da 8 miliardi, Patuanelli ferma tutti e si gioca la carta della riserva. Ma è Draghi a tenere la linea e anzi a insistere sul coinvolgimento delle agenzie private per superare il fallimento della rete pubblica dei centri per l’impiego. La riserva grillina non è un no, è una difesa che matura anche perché il premier cancella il cashback, altra bandiera grillina sospesa ma che il Movimento contava di riavviare. Il fatto che Giuseppe Conti esulti sull’estensione del superbonus alle case singole mette ben in evidenza la difficoltà.

ANNUNCIO PUBBLICITARIO

Il resto della manovra scivola via senza incidenti di percorso, il Pd incassa il rinnovo del bonus facciate, anche se ridimensionato, sulle tasse era già noto a tutti che gli otto miliardi a disposizione per tagliarli finiranno in un Fondo e si deciderà in Parlamento come usarli. La legge di bilancio sarà approvata giovedì, intanto Draghi prima della cabina di regia aggiunge anche un decreto per velocizzare il Recovery all’accelerazione che passa da due Consigli dei ministri in due giorni. C’è forse spazio per il triplete, con il disegno di legge sulla concorrenza. Tocca sempre a Franco illustrare le misure e la Lega esulta subito perché non c’è l’intervento sulle concessioni balneari, ma tutti, Carroccio incluso, lamentano l’assenza di un testo. In ballo ci sono questioni delicate, che toccano interessi e consensi. Uno dopo l’altro, tutti i capi delegazione chiedono il rinvio dell’approvazione. Qualcuno si scalda: “Non si può fare così ogni volta”. Draghi ascolta tutti, poi si congeda: “Ci rifletterò stanotte”. Sul tavolo resta l’irritazione dei partecipanti.

Questo articolo è originariamente apparso su L'HuffPost ed è stato aggiornato.