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Ecco a cosa servono le piccole borchie che spuntano dalle tasche dei jeans

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Alzi la mano a chi non ha mai giocherellato con i bottoncini di metallo che spuntano dalle tasche dei propri jeans preferiti, chiedendosi almeno una volta a cosa servano esattamente. Ebbene, i cosiddetti “rivetti” non sono applicati soltanto per una questione estetica, ma a quanto pare sarebbero fondamentali per evitare di ritrovarsi con i pantaloni bucati a poche settimane dall’acquisto.

Stando a quanto riportato dall’Independent, i rivetti sono posizionati nei punti in cui la stoffa ha più probabilità di strapparsi a causa dell’usura e dei movimenti, e dunque all’altezza delle tasche davanti e sul retro. Ma non è tutto qui: il merito di questa invenzione è, senza molta sorpresa, da attribuire a una donna, che con il senso pratico e la lungimiranza che contraddistingue le esponenti del genere femminile ha contribuito a cambiare a storia del tessuto più amato e famoso del mondo.

Ai tempi della nascita dei jeans, nel lontano 1870, i lavoratori li indossavano per svolgere le loro mansioni quotidiane, ma proprio il continuo movimento e il lavoro manuale li costringevano a cambiarli spesso a causa di strappi e rotture. Da qui la decisione, da parte di una delle tante mogli costrette al continuo rammendo, di chiedere a un sarto, Jacob Davis, di creare un paio di pantaloni di denim più resistenti.

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Il sarto dal canto suo, dopo attenta riflessione, decise di ricorrere ai rivetti per rafforzare le cuciture e i punti più “critici”, riscontrando un immediato aumento delle richieste. Da qui la decisione di rivolgersi a un socio per ampliare il giro di vendita, partner che altri non era se non Levi Strauss, l’imprenditore tedesco che gli aveva venduto la stoffa per produrre i primi jeans e che oggi è uno dei più importanti brand di denim al mondo.

Senza rivetti, insomma, oggi potremmo ritrovarci senza alcuna alternativa ai classici pantaloni, alle gonne e agli abiti: prima di definirli inutili, la prossima volta, pensate alla loro storia.