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ECONOMICA - L'impatto delle promesse elettorali può essere valutato, in Olanda

Un seggio elettorale all'Aia. REUTERS/Yves Herman (Reuters)

di Luca Trogni

MILANO (Reuters) - In novembre, quattro mesi prima delle elezioni politiche di marzo, i maggiori partiti presenti in Parlamento hanno presentato il proprio programma per la legislatura successiva.

A questo punto l'Ufficio pubblico per l'analisi delle politiche economiche ha esaminato i rispettivi impegni elettorali e messo a disposizione degli elettori, prima del voto, un'analisi sui loro impatti economici.

A fine legislatura di quanto saranno cresciuti Pil e occupazione? Quale sarà l'andamento di deficit e debito? E quali i cambiamenti nella distribuzione del reddito derivanti dalle diverse politiche economiche?

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Purtroppo, di quanto appena scritto, l'unico punto in comune con l'Italia è il mese delle elezioni.

Valutare il costo delle promesse elettorali è pratica comune in Olanda, dove si è votato nel marzo 2017, non da noi.

Questa prassi è iniziata, su iniziativa degli stessi partiti olandesi, 30 anni fa. Nel 1986 i pionieri erano stati tre. Lo scorso anno sono stati undici.

A L'Aia sottoporre il proprio piano di politica economica al Centraal Planbureau (CPB) fa parte ormai della normalità nella vita dei partiti. L'opinione pubblica, rodata dalla lunga esperienza, interpreterebbe la mancata presentazione del programma come la volontà di nascondere qualcosa del proprio disegno politco.

E' ipotizzabile pensare a qualcosa di simile in Italia?

L'istituto che potrebbe svolgere questa utile funzione per gli elettori esiste. E' l'Ufficio parlamentare di bilancio (Upb), l'Authority per i conti pubblici, che esamina e certifica, le stime macroeconomiche che il governo prepara semestralmente per gli anni a venire.

L'istituto presieduto da Giuseppe Pisauro non ha radici profonde come quello olandese; è stato creato solo nel 2014 e questo lo rende poco conosciuto fuori dal mondo politico e dalla cerchia degli addetti ai lavori.

Ma in questo breve periodo l'Upb ha già avuto modo di dimostrare le sue doti di indipendenza. Nell'ottobre 2016 non ha validato, perchè ritenuto eccessivamante ottimistico, il quadro macroeconomico del governo Renzi per il 2017.

E anche lo scorso autunno, prima di validare lo scenario del governo Gentiloni per il 2018, ha evidenziato al Tesoro le sue perplessità, portando Via XX Settembre a ritoccare le sue stime.

Il mancato confronto degli effetti economici dei programmi elettorali sembra dipendere più dalle modalità con cui i partiti italiani, non tutti allo stesso modo, si avvicinano al voto.

Difficile pensare che sarebbero in molti pronti con il programma di massima a quattro mesi dal voto e disponibili a sottoporlo a un'analisi indipendente.

Nè le passate campagne elettorali, in cui abolizioni di tasse estratte dal cappello a pochi giorni dal voto hanno sortito grandi vantaggi, suggeriscono ai partiti di cambiare metodo. Almeno sino a quando approcci di questo genere pagheranno presso l'elettorato.

Eppure, se si applicasse il modello olandese, si vedrebbero gli effetti di medio e lungo periodo e non solo quelli immediati dell'introduzione del redditio di cittadinanza, ma anche di una flat tax al 20%.

I partiti dichiarano quali capitoli di spesa e tributari intendono modificare. L'elettore vede nero su bianco quali partiti aumentano le spese per la sicurezza o per l'educazione, quali riducono le spese per la sanità o per la difesa.

E dal lato delle entrate può confrontare le scelte sulle differenti imposte.

L'accurato lavoro del CPB si spinge a misurare i cambiamenti nel potere di acquisto delle diverse categorie, i single e le famiglie, quelle monoreddito e quelle con più reddito.

E, in un paese dove il rapporto debito/pil è ancora sotto il 60%, si valutano comunque gli spazi di manovra dei singoli partiti per rispettare la sostenibilità dei conti pubblici.

L'insieme delle proposte dà un quadro di insieme delle proposte dei partiti, inclusi i compromessi che i partiti hanno dovuto fare tra le diverse misure ma anche la loro realizzabilità.

I partiti, infine, hanno accesso all'analisi degli effetti del proprio programma prima della diffusione pubblica in modo da verificare se le loro intenzioni sono state rappresentate correttamente.

Nell'insieme un'analisi di cui la campagna elettorale italiana caratterizzata da un rincorrersi di promesse onerose avrebbe grande bisogno.

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