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Quanto costa all'Italia l'embargo russo

UE e Usa sanzionano la Russia

e la Russia chiude le frontiere ai loro prodotti. Da giovedì scorso Putin ha dichiarato l'embargo, in risposta alle sanzioni che Unione Europea e Stati Uniti hanno imposto alla Russia, accusata di sostenere militarmente i miliziani separatisti in Ucraina.

In cosa consiste l'embargo? Nel blocco immediato – e almeno per un anno – di molti prodotti agroalimentari provenienti da Ue, Usa, ma anche da Norvegia, Australia e Canada. Una mossa che si sta già facendo sentire sull'economia europea, visto che la Russia è il suo secondo grande mercato con il 10% delle esportazioni e solo nel 2013 ha importato prodotti alimentari per 11,8 miliardi di euro.
In particolare, le importazioni russe sono così strutturate: il 65%   verdura, il 50%  formaggi, il 25% per le carni bovine e il 26% per quelle suine.

Secondo l'International Trade Center, i paesi che maggiormente soffriranno dell'embargo russo sono: Ucraina (1,99 miliardi), Germania, Turchia, Polonia, Stati Uniti, Olanda, Francia, Italia e Spagna.
Nel caso dell'Italia, già da giovedì molte associazioni di categoria hanno iniziato a buttare giù i primi numeri delle conseguenze che l'embargo russo avrà sull'economia italiana. La Coldiretti parla di 700 milioni di euro da ora alla fine dell'anno, 500 milioni invece per l'ITC, che esclude dall'embargo il settore dei vini e degli alcolici, che da sola vale 200 milioni di euro. Una cifra che confrontata con il valore dell'intera economia italiana – 1.500 miliardi – non risulta essere così catastrofica.

Chi pagherà il prezzo più alto saranno le aziende che hanno con la Russia un elevato valore di commercio. Secondo l'Ice (Istituto per il commercio estero) i marchi italiani che risentiranno dell'embargo di Putin potrebbero essere Parmalat, Perfetti e Ferrero, ma anche il gruppo Cremonini che possiede il marchio Montana e fornisce la catena McDonald's della Federazione russa.
Perdite economiche, ma anche probabile fine di rapporti in via di consolidamento: è il caso ad esempio di Grana Padano, che da qualche tempo aveva avviato una campagna di promozione del formaggio omonimo nel mercato russo, restio alla cultura del formaggio stagionato e quindi difficilmente penetrabile in questo settore.
Una perdita di ottimismo, infine: l'Ice aveva previsto “risultati brillanti per il 2014” a cominciare dal settore ortofrutticolo fresco dove la quota di mercato dell'Italia vale 131 milioni, ma è ferma all1,9%.

Le frontiere chiuse rispediscono i camion al mittente: nella giornata di giovedì 7 agosto, primo giorno di embargo, 60 camion di pesche (per un totale di 12 mila quintali) provenienti dal Piemonte sono state bloccate alla frontiera. Solo il Piemonte invia alla Russia il 60% dei 2 milioni di quintali di frutta prodotti d'estate, rivestendo un ruolo importante nelle esportazioni.  E dopo le pesche, a settembre sarà la volta dei kiwi.
Entrano poi nella lista nera anche altri latticini, carni, riso, pasta, carne bovina e suina. Anche il famoso prosciutto di Parma e nel settore suinicolo in generale, che non appena sapute le coordinate dell’embargo russo ha subìto una contrazione del 30% nel prezzo delle carni all'ingrosso
Ma oltre al disagio economico, quali effetti produrrà l'embargo in Europa e in Italia? Sicuramente un calo dei prezzi, in particolare di frutta e verdura, a meno che Bruxelles non emani misure di intervento specifiche per sostenere i settori agricoli in questa particolare situazione.