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ENI sale ancora. Per gli analisti è un'ottima opportunità

Seconda giornata consecutiva in salita per ENI (Londra: 0N9S.L - notizie) che, dopo aver chiuso la sessione di ieri con un rally di poco superiore a tre punti percentuali, continua a guadagnare terreno quest'oggi. Mentre scriviamo il titolo passa di mano a 13,6 euro, con un progresso dell'1,87% e oltre 7 milioni di azioni transitate sul mercato fino ad ora, rispetto alla media giornaliera degli ultimi tre mesi pari a circa 17,7 milioni di pezzi.
ENI beneficia della positiva intonazione del mercato, ma guadagna terreno anche sulla scia del buon andamento del prezzo del petrolio che rimette la testa al di sopra dei 49 dollari al barile in attesa del report sulle scorte strategiche Usa che sarà diffuso nel pomeriggio.

Da Kepler Cheuvreux arriva una promozione per ENI

A dare una spinta in più al titolo contribuisce la promozione arrivata oggi da kepler Cheuvreux che ha migliorato il giudizio su ENI da "hold" a "buy", con un prezzo obiettivo che sale da 14,5 a 16 euro.
Il titolo è quello preferito dal brokers nel comparto oil & gas visto che il gruppo si conferma leader indiscusso sul fronte dei costi che lo scorso anno sono stati del 24% inferiori alla media dei competitors.

Gli analisti credono che in futuro ENI riuscirà a trarre benefici dalla flessibilità delle spese per investimenti. In uno scenario caratterizzato da bassi prezzi del titolo, le azioni della società del cane a sei zampe appaiono molto interessanti alla luce del basso rapporto di indebitamento del gruppo, dei costi ridotti e dell'ampio portafoglio di E&P.

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Anche Equita SIM scommette sul titolo

A puntare su ENI (Euronext: ENI.NX - notizie) è anche Equita SIM che proprio ieri ha ribadito la sua view positiva con una raccomandazione "buy" e un target price a 15,5 euro. La SIM milanese ha ospitato lunedì scorso la presentazione sugli scenari oil di Francesco Gattei, Head of Scenarios, Strategic Options & IR a ENI.
Dall'incontro è emerso che i bassi prezzi del petrolio degli ultimi trimestri hanno provocato, per l’intera industria, un rinvio nell’approvazione di nuovi progetti che si tradurrà in un gap di offerta entro la fine del decennio.

Inoltre, solo con un greggio a 60 dollari al barile le major avrebbero in media un free cash flow neutrale., ma quel livello non è probabilmente sufficiente per stimolare una crescita della produzione in linea con quella della domanda.
Dalla presentazione è emerso altresì che la deflazione dei costi derivante dall’industria dei servizi non è sufficiente per colmare il gap sui prezzi e che il declino della produzione americana è stato meno rapido del previsto dato il calo del numero di trivelle operative nel paese.

L’Arabia Saudita non svolge più il ruolo di ‘swing producer’ che stabilizzava il mercato nelle fasi di forte gap tra domanda e offerta. Questo potrebbe provocare in futuro forti oscillazioni di prezzo che riaggiusterebbero l’equilibrio dei volumi sul mercato.
Infine, i prezzi del greggio probabilmente non riflettono gli attuali rischi paese di alcuni produttori, che al momento stanno soffrendo per il minore gettito fiscale legato ai prezzi del petrolio.

Gli esperti di Equita SIM nelle loro stime ritengono che i prezzi dell'oro nero possano recuperare gradualmente ad un livello che possa incentivare le major ad incrementare la produzione per colmare il gap di offerta che si starebbe creando negli anni futuri.
Nello specifico, l’ipotesi sul greggio è pari a 40 dollari al barile nel 2016, a 50 dollari nel 2017 e a 65 dollari l'anno successivo.

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