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Francia come Gran Bretagna: nazione divisa a metà dal voto

Quella delle urne è un’incognita che ormai è a 360 gradi. Il motivo è semplice. Il concetto stesso di partiti politici è allo sfascio, sostituito da quello più fluido del movimento. Ma anche in questo caso non sempre si riesce ad intercettare le volontà dell’elettore dal momento che, proprio in Francia, si è avuta la dimostrazione.

Il voto come divisione in UK

Dopo l’ultimo attentato è salita la sensibilità verso il problema dell’immigrazione, problema che è stato preso in carico sia dalla destra che dalla sinistra con l’intento di dare una stretta ai flussi della popolazione in entrata, in particolare di quella musulmana. La conseguenza logica è stata una sola: gli elettori non guardano più all’appartenenza politica ma solo alle risposte e alle strategie che il candidato deciderà di creare per risolvere il problema. Altra incognita è quella relativa alla sfiducia in generale verso la politica. Di (KSE: 003160.KS - notizie) qualunque forma essa sia. Il partito che riscuote più consensi, infatti, è quello dell’astensionismo. Il che rende sempre più difficile pronosticare il risultato definitivo. Per quanto possa essere possibile dal momento che, ed è la terza incognita, proprio le proiezioni e le attese vengono sempre più spesso clamorosamente smentiti. Il tutto senza contare l’altro punto interrogativo: gli indecisi polverizzano il voto rendendo il risultato frammentato e impedendo la formazione al governo di coalizioni compatte.

La spaccatura della Francia

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La dimostrazione arriva anche dal fatto che proprio in Francia il divario che separava i candidati fino alla vigilia immediata del voto era talmente minimo da rientrare nella percentuale di errore. E come se ciò non bastasse, questa divisione si proietta direttamente sulla nazione come è accaduto per la Gran Bretagna nel caso della Brexit ma anche, esempio recentissimo, con la Francia in occasione delle sue ultime elezioni presidenziali. Nell’Isola di Sua Maestà il referendum per l’uscita dall’Unione Europea dimostrò una divisione interna della nazione: da un lato la capitale cosmopolita, Londra, da molti giudicata addirittura una nazione a se stante, ha votato compatta per rimanere (Stay), insieme alla Scozia e all’Irlanda del Nord intenzionatae a restare. A decidere il risultato è stato il resto della nazione con un Leave (lasciare) compatto che alla fine ha portato alla vittoria dei separatisti con il 52% delle preferenze. Lo stesso scenario si è ripetuto in occasione delle elezioni presidenziali francesi. I contendenti, tutti appaiati nelle preferenze, hanno giocato fino all’ultimo sul filo del rasoio con un distacco netto che si è evidenziato solo dopo l’apertura dei seggi e che ha portato alla vittoria al primo turno di Emmanuel Macron, rappresentante del centro, e Marine Le Pen (Other OTC: PENC - notizie) per l’estrema destra, entrambi destinati al ballottaggio. Ma il risultato delle urne ha indicato anche qualcosa di molto di più e cioè una nazione che, come sempre più spesso accade, è divisa al suo interno.

Il paradosso della politica

Infatti la parte settentrionale e orientale della Francia ha preferito appoggiare Marine Le Pen che ha vinto anche nelle zone periferiche di Provenza, Corsica, Calais, mentre Macron è arrivato al primo posto in oltre 7mila comuni sparsi tra il Sud e l’Ovest della nazione e nelle grandi città come Parigi, Lione e Strasburgo. Ma la politica adesso non è solo esempio di frammentazione e divisione, ma anche di paradossi. E non solo in Europa, quello più macroscopico resta l’elezione del presidente Donald Trump, miliardario immobiliarista fuori dagli schemi, che ha potuto vincere per lo più grazie al voto della classe lavoratrice. Un paradosso che si evidenzia anche nel Vecchio Continente con il possibile, futuro inquilino dell’Eliseo che è stato inizialmente rifiutato dall’establishment perchè troppo giovane e che invece ha dimostrato un vero e proprio miracolo politico fondando un movimento, En Marche! che nel giro di poco più di tre anni lo ha portato a sfidare un’icona storica come Le Pen. E qui c’è l’altro paradosso: infatti il perfetto sconosciuto si è trovato di fronte non solo una rappresentante dell’estrema destra e dell’establishment, ma anche di una delle famiglie più ricche della nazione.

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