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Ftse Mib debole come l'Europa: le previsioni fino al referendum

Piazza Affari parte debole sullo sfondo di un'Europa altrettanto pessimista, se on peggio. Infatti il listino milanese sembra essere quello meglio impostato rispetto al resto delle altre piazze di scambio. Poco dopo le 13, infatti, il Ftse Mib registrava un passivo pari a -0,5% mentre il resto del Vecchio Continente vedeva il Ftse 100 a -0,9%, il Dax a -1% e il Cac40 a -0,75%. Ad orientare nella scelta delle strategie ci pensa Filippo Diodovich Market Strategist per IG

L'indice Ftse Mib ha superato quota 17 mila punti, mostrando un ottimo rialzo nel mese di ottobre. Cosa aspettarsi nel breve sul listino milanese?

Indubbiamente il mese di ottobre è stato un ottimo mese per Piazza Affari. A fine settembre l’indice Ftse Mib ha segnato minimi sotto i 16 mila punti per registrare da quei bottom un incremento superiore agli otto punti percentuali. Il principale mercato azionario italiano è stato trainato dalle ottime performance del settore bancario. Unicredit ha mostrato un movimento rialzista molto interessante grazie alla decisione di collocare il 20% di Fineco, alle trattative avanzate per la cessione della polacca Pekao al gruppo assicurativo Pzu e alle negoziazioni per la vendita della società di asset management Pioneer. Per la big italiana bisognerà comunque attendere il 13 dicembre, nove giorni dopo l’esito del referendum costituzionale per avere i dettagli sul piano strategico dall’alleggerimento dei non performing loans al capital increase (da 6 ai 12 miliardi di euro). Banca Mps ha evidenziato forte volatilità. Rialzi a doppia cifra prima della presentazione del piano industriale sulla scia dei nuovi interessi da parte di alcuni investitori esteri (fondi sovrani del medio oriente e cinesi) ma poi un forte ritracciamento dopo la presentazione da parte dell’AD Marco Morelli delle nuove strategie. Consigliamo sul titolo di mantenere un atteggiamento molto cauto almeno fino al 24 novembre quando si terrà il CdA e si avranno nuovi dettagli sul futuro dell’istituto toscano. Le nostre aspettative di breve termine sul listino milanese sono moderatamente positive almeno fino al referendum del 4 dicembre. Una eventuale vittoria dei NO potrebbe spingere l’indice FTSE Mib verso nuovi minimi degli ultimi 3 mesi. Discorso diverso in caso di vittoria dei SI con un moderato rialzo dell’indice italiano grazie alla spinta per continuare il processo di riforme strutturali necessarie per rilanciare l’economia italiana.

Il petrolio vede un ritorno del pessimismo dopo che l'Iraq ha deciso di tirarsi fuori dall'accordo (ancora da sottoscrivere) che potrebbe essere firmato il 30 novembre a Vienna. In vista un altro crollo?

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Il tanto atteso movimento rialzista delle quotazioni del greggio si è fermato ben presto. Nelle ultime sedute i corsi dell’oro nero si sono mantenuti all’interno del trading range compreso tra 50-52 dollari al barile. Esistono molti dubbi sulle reali intenzioni di molti paesi di siglare un accordo di congelamento della produzione il 30 novembre a Vienna. L’Iraq si è tirato fuori volendo continuare ad aumentare la produzione non tenendo conto della situazione di eccesso di offerta. L’uscita di scena dell’Iraq nelle trattative aumenta le possibilità che altri paesi seguano l’esempio. Negli ultimi giorni si è parlato notevolmente di Iran, Libia e Nigeria. L’Iran rimane una grande incognita. Noi crediamo che se la produzione di Teheran dell’Iran non dovesse salire fino ai 4 milioni di barili al giorno (a inizio settembre 3,7 mln b/d) difficilmente i ministri del petrolio iraniani accetteranno qualsiasi intesa. Senza accordo a Vienna il petrolio potrebbe scendere ancora verso i 45 dollari al barile poiché l’eccesso di offerta sul mercato del greggio continuerebbe a spingere i prezzi verso il basso.

Sui mercati valutari è sotto ai riflettori la forza del dollaro. Quali aspettative sul cambio eurodollaro nei prossimi mesi?

Il dollaro statunitense continua a mostrare i muscoli sul Forex con il Dollar Index (paniere che misura la forza del biglietto verde contro le principali valute internazionali) che si è spinto sui massimi a 9 mesi sostenuto dei positivi dati macroeconomici pubblicati recentemente (vendite di case, indici sulla attività manifatturiera, licenze edilizie) e da quelli attesi (PIL terzo trimestre pubblicato il 28 ottobre stimato in forte aumento pari al +2,5% dal +1,4% del secondo trimestre). Aumentano così le probabilità che la Federal Reserve possa rialzare i tassi d’interesse il prima possibile e poi continuare a farli aumentare anche nel corso del prossimo anno come ha esplicitato il membro non votante della FED, Charles Evans (spazio per tre incrementi entro fine 2017). Ci aspettiamo quindi una FED che possa rialzare per la seconda volta negli ultimi anni il costo del denaro negli States nel mese di dicembre dopo aver osservato l’esito delle elezioni presidenziali. Valutiamo che la Yellen possa incrementare i tassi di 25 punti base dallo 0,50% allo 0,75%. Per quanto concerne il cambio eurodollaro crediamo che la coppia valutaria abbia già ampiamente scontato le attese su un prossimo rialzo da parte della FED. Riteniamo tuttavia che il movimento ribassista possa continuare anche nei prossimi mesi con un target entro fine anno posizionato a 1,06.

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