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Il Ftse Mib non è ancora spacciato: focus su banche e utilities

Di (KSE: 003160.KS - notizie) seguito riportiamo l'intervista realizzata a Gabriele Cortigiani, esperto ricercatore dei mercati e autore del sito www.90trading.com

I mercati azionari continuano a mostrare un andamento incerto dopo l’esito del referendum sulla Brexit. Quali movimenti si attende nelle prossime settimane per le Borse?

Per rispondere correttamente a questa domanda dobbiamo, a mio avviso, suddividere la risposta “per singolo mercato”, perché ci stiamo trovando in una situazione in cui la correlazione tra i mercati azionari è completamente scomparsa. Ogni indice sta raccontando “una storia a sé” e, conseguentemente, dobbiamo focalizzare l’attenzione singolarmente.

Paradossalmente il mercato che meglio ha reagito alla Brexit è proprio quello Londinese, sul quale le quotazioni sono andate a toccare i massimi a 10 mesi. Addirittura sul FTSE100 i prezzi hanno rotto al rialzo una forte resistenza statica situata in area 6.400 e tale movimento potrebbe esser propedeutico per vedere nelle prossime settimane le quotazioni ancora più in alto. Non mi sorprenderei se l’indice inglese dovesse performare positivamente di un ulteriore 4-5%.

Incertezza assoluta invece sull’indice CAC40 (Parigi) dove le quotazioni si stanno trovando all’interno di un trading range di breve-medio periodo. Sull’indice Francese i livelli da monitorare sono 3.935 (un’eventuale rottura al ribasso potrebbe alimentare ulteriori vendite fino a 3.500) e 4.515 (un’eventuale breackout rialzista potrebbe portare le quotazioni fino ai massimi precedenti in area 5.500).

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Per quanto riguarda Francoforte, invece, siamo sul medio periodo in una fase di compressione dei prezzi. Le aree che sto tenendo sotto osservazione sono caratterizzate da due livelli dinamici, che stanno dando origine ad una figura che in analisi tecnica è definita Triangolo.
Mi sto riferendo alla trend line rialzista che si ottiene congiungendo i minimi di ottobre 2014 e febbraio 2016 (un’eventuale breack al ribasso farebbe aumentare le probabilità di assistere a pesanti vendite) e la trend line ribassista che si ottiene congiungendo i massimi decrescenti di aprile 2015, novembre 2015 e aprile 2016 (in questo caso una rottura al rialzo darebbe buone chance di vedere salire ancora le quotazioni dell’indice tedesco).

Infine SP500 e FTSEMIB, che stanno raccontando due storie opposte. L’indice americano, che rappresenta ancora il benchmark a livello mondiale per l’equity, è andato nuovamente ad aggredire i suoi massimi, mentre il mercato domestico è andato ad attaccare i suoi minimi.

Suggerisco di porre molta attenzione agli States, perché la resistenza che si sta formando è veramente importante e da marzo 2015 ad oggi tale livello ha sempre generato delle vendite o comunque fatto liquidare le posizioni (in poche parole le quotazioni “sono tornate indietro”). In molti si stanno chiedendo: cosa succederà quando gli USA “crolleranno”? Per il momento non sembra che ne abbiano assolutamente voglia, anche se è chiaro che più passa il tempo (mesi) e più la distribuzione che si sta formando assume maggiore importanza, non ritengo che sia sbagliato ridurre l’esposizione sull’azionario in maniera graduale.

A Piazza Affari il Ftse Mib si sta riportando a poca distanza dai minimi in area 15.000. C’è il rischio di una rottura al ribasso di questo livello? Quali sono le sue previsioni?

Il rischio di assistere ad una nuova ondata di vendite, su un mercato fragile e debole come il nostro, è sempre dietro l’angolo, molto dipenderà dalle altre piazze che ho illustrato in precedenza. Se gli USA dovessero ritracciare anche fino a 1.900 pt. e mercati come DAX e CAC40 rompere al ribasso i livelli che abbiamo visto prima allora sì, i 15.000 pt. del FTSEMIB hanno poca possibilità di reggere e, conseguentemente, il livello al quale dovremo guardare sarà, purtroppo, il minimo assoluto formato nel 2009 e nell’estate 2012, vale a dire area 12.800 pt.

Sappiamo, però, che per operare efficacemente in Borsa dobbiamo guardare sempre il bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto: area 15.000, allo stesso tempo, rappresenta un fortissimo supporto e se mercati come SP500, DAX e CAC40 dovessero rompere le aree di resistenza che ho appena illustrato ci sono buone probabilità di veder addirittura un’inversione della forza relativa, vale a dire che Milano ha buone possibilità di “performare”, per un breve periodo, più di New York, Francoforte e Parigi.

Non escludo che molti Hedge Fund e investitori istituzionali andrebbero a preferire l’acquisto di titoli italiani che, a differenza degli altri mercati, si trovano a prezzi “da saldo”.

I bancari stanno vivendo una fase molto difficile a Piazza Affari in attesa di interventi da parte del Governo. Quali indicazioni ci può fornire sul comparto e quali sono i titoli da tenere sott’occhio ora?

Proprio la scorsa settimana ho ascoltato un’intervista al nostro ministro dell’economia, il quale ribadiva con fermezza che “i fondamentali delle nostre banche sono buoni”. Mi è venuto da ridere perché ho ripensato ai concetti espressi in molti libri legati al trading e alla finanza che ho letto.

Molti autorevoli scrittori dicono: “quando sentite dire che i fondamentali sono buoni, scappate!”. Con questo non voglio dire che tutti i bancari sono spazzatura, ma certamente il settore è quello che, ad oggi, sta pesando più sull’intero comparto domestico ed i risultati, osservando l’andamento del FTSE MIB, sono visibili a tutti.

Un titolo che tengo sotto osservazione è CREDEM, che sta assumendo una conformazione tecnica interessante: sul grafico giornaliero si è venuto a formare un doppio minimo in area 4,92 e, a differenza degli altri, non ha rotto il min. precedente formato il 9 febbraio.

In questo caso si possono seguire due strategie, a seconda del proprio profilo di rischio: se vogliamo essere aggressivi si può tentare un “long a mercato” con stop loss stretti in area 4,75; se invece vogliamo adottare un approccio più conservativo è opportuno attendere un rimbalzo, successivo ritracciamento ed entrata “buy stop” sul massimo relativo che andrebbe a formarsi.

A chi volesse affidarsi ad una strategia più difensiva consiglierebbe di puntare su alcune utilities? A quali guarderebbe in particolare ora?

In ottica strettamente speculativa guarderei a SNAM (Amsterdam: QE6.AS - notizie) . Proprio ieri si è venuto a formare un pattern molto interessante, in quanto le quotazioni, dopo un pullback di 3 barre, sono andate sopra il massimo precedente e, successivamente, hanno chiuso sui minimi di giornata. Sono scattati sicuramente degli acquisti che oggi sono già in sofferenza. Se, quindi, le quotazioni dovessero superare i 5,355 € per azione è molto probabile assistere a ulteriori allunghi verso l’alto.

A livello intermarket ci sono degli aspetti in particolare che vuole segnalarci? Cosa suggerisce di monitorare ora?

Attenzione al petrolio che sta minacciosamente ritracciando dopo le buone performance che hanno contraddistinto l’andamento dei prezzi negli ultimi 5 mesi. Ancora è presto per parlare di inversione di tendenza, anche se è stata rotta la trend line rialzista di medio termine. Stiamo scambiando sotto tale livello ormai da oltre 2 ottave.
Se nelle prossime sedute dovessimo raggiungere i 42$ al barile eventuali ritracciamenti verso l’alto, con successivi breackout dei minimi precedenti potrebbero rappresentare buone opportunità per mettersi corti. Sempre, chiaramente, con stop stretti sui massimi precedenti.

Saluto tutti i lettori di Trend On-Line, augurando loro una splendida giornata.

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