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Ftse Mib verso la chiusura del gap. E poi?

I mercati iniziano la settimana in punta di piedi, così come hanno concluso la precedente.

Nessuna particolare emozione, né in Europa , né in USA.

In America la seduta è parsa la fotocopia di quella di venerdì, con Dow Jones e SP500 in lieve calo, ma col Nasdaq100 in lieve rialzo, a mostrare ancora una volta che la tecnologia sembra avere maggior forza relativa degli indici tradizionali. La permanenza comunque in tendenza laterale non consente di cogliere spunti direzionali immediati, ma piuttosto di notare che la volatilità continua a languire appena sopra i minimi di quest’anno e la congestione in atto sembra preparare il terreno ad un movimento impulsivo, che ovviamente non possiamo prevedere da che parte, né quando, avverrà. Ma possiamo prevedere che esprimerà una direzionalità da non sottovalutare.

In Europa registriamo lievi perdite, ma generalizzate, per colpa dei settori bancario ed energetico. Il primo è stato negativamente condizionato dal varo dell’aumento di capitale da 8 miliardi di euro da parte del colosso tedesco Deutsche Bank (IOB: 0H7D.IL - notizie) , che partirà oggi. Gli energetici risentono delle difficoltà del prezzo del petrolio, che non riesce a ritornare a 50 dollari. Proprio gli indici europei che la scorsa settimana erano saliti maggiormente (Ibex spagnolo e Ftse-Mib italiano) hanno così lasciato sul terreno qualcosa di più degli altri.

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Circa la nostra Borsa, faccio notare che dopo il forte gap rialzista, che ha generato giovedì scorso il Ftse-Mib (circa 200 punti, cioè l’1% del suo valore), quando ha scavalcato con un lungo salto la resistenza di 19.800 punti, e l’incapacità mostrata venerdì di piazzare un secondo allungo, ora sembrano prevalere le prese di beneficio e l’intenzione di andare a chiudere il gap. Ieri infatti l’indice nostrano, da cui finalmente è stato rimosso il fantasma MPS (BSE: MPSLTD.BO - notizie) , sostituito da Banca Generali, ha chiuso la seduta con un po’ di affanno ed è tornato sotto quota 20.000, restituendo oltre 200 punti dai massimi realizzati giovedì a 20.173. Non è ancora il momento di preoccuparsi, anche perché la chiusura del gap non è un evento necessariamente negativo, ma un test di conferma che spesso il mercato richiede ad un trend troppo impulsivo. Inoltre abbiamo sempre la vecchia resistenza di 19.800 che ora dovrebbe fare da supporto in caso di ulteriore calo. Però la fretta di chiudere il gap mostra la perdita della baldanza di giovedì scorso.

Non resta che attendere, osservando che i mercati cominciano a mostrare qualche perplessità sull’opera dell’Amministrazione Trump, che si è impuntata al G20, mettendosi contro Cina ed Europa, ed è riuscita a sdoganare il protezionismo, rimuovendo il tradizionale invito ai paesi membri del club dei ricchi ad evitarne le pratiche.

Ancora una volta Trump mostra molta velocità e precisione ad attuare azioni anti crescita, mentre le misure fiscali “fenomenali” che da mesi stanno facendo sognare i mercati sono ancora, appunto, solo nel mondo dei sogni.

Autore: Pierluigi Gerbino Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online