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La furia tedesca contro il salvataggio delle due venete

Se qualcuno leggesse la stampa economica nazionale e poi quella internazionale certamente verrebbe investito dal dubbio che le due stiano parlando di paesi diversi. Questa impressione la si è avuta anche leggendo del salvataggio di Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza, i due istituti veneti da lungo tempo in crisi che il Governo di Paolo Gentiloni ha salvato con un decreto legge in un drammatico week-end di fine giugno, giusto poche ore prima che gli sportelli delle due banche fossero costretti a rimanere chiusi.

I contenuti del salvataggio ormai li sappiamo tutti. Banca Intesa, per un solo euro, acquista la "creme de la creme" delle due banche, la cosiddetta "good bank", mentre al Tesoro, ovvero ai contribuenti italiani, rimane la parte cattiva dell'istituto, quella "bad bank" nella quale confluiranno i crediti inesigibili e quelli a basso rating.

Proprio questo è il punto che ha fatto infuriare i tedeschi. Con l'entrata in vigore della direttiva europea BRRD, infatti, recepita in Italia nel novembre 2015, l'Unione Europea, in piena crisi finanziaria, intendeva far cessare l'annosa e dannosa pratica seguita da sempre dagli Stati membri di effettuare i salvataggi bancari attraverso l'intervento diretto dello Stato (bail-out), addossando tutto il costo del salvataggio ai contribuenti. Per questo motivo è stato introdotto l'istituto del bail-in, che impone ad azionisti, obbligazionisti e depositanti al di sopra della soglia dei 100mila euro, di partecipare agli oneri del salvataggio, evitando che altri contribuenti ne subiscano il costo.

Nel (Londra: 0E4Q.L - notizie) caso del salvataggio delle due banche venete, come ampiamente scritto dalla stampa internazionale, si è evitato il ricorso al bail-in, ritornando al vecchio e tradizionale salvataggio bancario "Italian-style", ovvero quello compiuto a danno dei contribuenti. Esemplificativo, da questo punto di vista, è l'articolo di Bloomberg scritto da Lionel Laurent e Marcus Ashworth e intitolato "A very Italian bailout", contenente una foto di Sophia Loren che festeggia in un film d'epoca stile "Dolce Vita". Quanto alle dimensioni del salvataggio, tutti i giornali esteri concordano sulla cifra di 17 miliardi di euro (e non di qualche miliardo, come scritto da qualche giornalista nostrano).

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Come sia stato possibile, si chiedono in Germania, che, pronti e via, la direttiva BRRD sia stata aggirata alla prima occasione utile proprio dall'Italia? Qualcuno, e non a torto, se lo spiega con l'assist fornito dalla Banca Centrale Europea al Governo italiano. D'altronde, è stato proprio il Single Resolution Board della Banca Centrale Europea, ora sotto accusa, a dichiarare fallite , su richiesta di Roma, le due banche. Una dichiarazione necessaria per poter dare il via alla procedura di liquidazione coatta amministrativa, tramite il decreto legge firmato nel Consiglio dei Ministri tenutosi d'urgenza domenica pomeriggio. Una inversione ad U, quella del SRB, che ha dell'incredibile, se si pensa che soltanto qualche settimana fa lo stesso board aveva dichiarato le due banche perfettamente solvibili. Certamente il prestigio e l'autorevolezza dell'istituto di Francoforte è stato leso in maniera pesante per effetto di questa vicenda e qualcuno, a Berlino, tira in causa direttamente il numero uno della BCE (Toronto: BCE-PRA.TO - notizie) , Mario Draghi, accusandolo di essere colui che ha dato il nulla osta ad un salvataggio in "salsa italiana". Una vicenda che metterà probabilmente fine ai rapporti tra Draghi e i tedeschi, già pessimi per via dell'ostinazione con la quale il governatore prosegue ad attuare il suo programma di Quantitative Easing e bassi tassi d'interesse, favorendo indiscutibilmente i paesi del Sud Europa e arrecando un danno, a detta della Germania, ai risparmiatori tedeschi.

Così, come riporta il Financial Times, Berlino è pronta a far partire una crociata contro la cicala Italia, avanzando richieste alla Commissione Europea di restringere ancora di più le regole sui salvataggi bancari e svolgendo una pesante azione di lobbying per prendersi il controllo dell'Eurotower.

Difficile che questa vicenda non lasci strascichi anche sulla prossima Legge di Bilancio, che il Tesoro dovrà presentare entro il prossimo ottobre. Lo sconto sul deficit italiano, che sembrava acquisito, ora ritorna drammaticamente in discussione. Non solo. Il salvataggio dei due istituti veneti si scaricherà tutto sul debito pubblico e, a questo punto, non è escluso che la Commissione Europea, proprio su pressing tedesco, decida di aprire la formale procedura di infrazione per debito eccessivo, finora evitata per la capacità del Governo italiano di far credere a Bruxelles che l'Italia avrebbe intrapreso misure drastiche per la riduzione degli oltre 2,2 trilioni di euro di debito. Evidentemente, la Germania a quelle promesse ora non crede più. Vedremo nei prossimi giorni se il ministro Padoan saprà ricucire ancora una volta i rapporti con Berlino. Questa volta, però, sembra proprio che al di là della Alpi non siano più disposti a perdonare.

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