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Furti di rame: i continui casi di cronaca, il Ministero e chi controlla la produzione

Rame e ladri (foto d'archivio Getty Images)
Rame e ladri (foto d'archivio Getty Images)

Al Ministero dell'Interno c'è anche un Osservatorio specifico, tanto è importante il tema del furto del rame. Questo fenomeno criminale colpisce società operanti nel settore dei trasporti, dell'energia e delle telecomunicazioni, e anche aziende elettrotecniche e elettroniche attive nella produzione e nell'utilizzazione di beni prodotti con l’impiego di rame.

Perché viene rubato così spesso? Il suo prezzo sul mercato è diventato molto alto, e ora si aggira attorno ai 4 euro e mezzo al chilo per il materiale vergine. Chi riesce a rubarlo poi lo rivende sul mercato a prezzo maggiorato, solitamente attraverso intermediari legati alla criminalità organizzata, verso Paesi esteri che hanno una minor produzione. Il mercato nero del rame risulta ancora fiorente nonostante un leggero calo dei furti nel 2018, in quanto il prezzo è più elevato rispetto a quello quotato nelle borse.

A ogni furto, considerando solo il 2019, si contano migliaia di euro di rame sottratto all'uso cittadino, in particolare con danni all'illuminazione pubblica e alle Ferrovie. I ladri sono sparsi lungo tutto lo Stivale, con prevalenza dei furti nelle regioni meridionali ove il controllo preventivo della polizia sembra meno efficace (seppur avvengano spesso retate nelle quali buona parte del materiale venga ritrovato).

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Le stesse aziende legate ai trasporti pubblici e nell'energia faticano a contenere il fenomeno perché per ragioni di tempistica i materiali non utilizzati vengono lasciati presso i cantieri, e quindi meno al sicuro rispetto ai depositi sorvegliati.

Nel mondo i Paesi che producono più rame sono, nell'ordine, Cile (il 20% del PIL del paese è legato a questo metallo), Australia, Perù, Russia e Indonesia. Il rame rubato in Italia va a finire in altri paesi dell'est europeo e nel nord dell'Africa, e il traffico è gestito dalle mafie italiane e straniere che operano sul territorio.

I furti sono rischiosi ma ben remunerati, anche se dipendono spesso dall'andamento del mercato: con una crescita all'impazzata come quella vissuta nel 2013 quando si arrivò a 8 euro al chilo gli episodi criminali aumentarono esponenzialmente.