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Gimbe, dati allarmanti: "Solo il lockdown totale eviterà il collasso"

(AP Photo/Antonio Calanni)
(AP Photo/Antonio Calanni)

Nonostante la curva del contagio in Italia abbia mostrato un lieve rallentamento, la Fondazione Gimbe lancia l’allarme per quanto riguarda il numero di vittime e quello delle terapie intensive. Ecco i dati del monitoraggio settimanale.

Dal 4 al10 novembre, rispetto alla scorsa settimana, le vittime sono cresciute del 70% arrivando a sfiorare quota tremila (2.918 contro i 1.712 decessi dei sette giorni precedenti). Aumentano anche il numero dei nuovi casi (235.634 contro 195.051), i tamponi (872.026 contro 817.717) e il rapporto positivi/casi testati che arriva al 27% (la scorsa settimana era al 23,9%).

Crescono del 41% gli attualmente positivi (590.110 contro i 418.142 di sette giorni fa). Preoccupa molto anche la situazione negli ospedali: i pazienti ricoverati con sintomi crescono del +35% (sono 28.633) e quelli in terapia intensiva (2.971) del 33%.

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“L’aumento degli attualmente positivi si riflette sul numero dei pazienti ricoverati con sintomi e in terapia intensiva, con gli ospedali sempre più vicini alla saturazione, oltre che sul numero di decessi, che nell’ultima settimana hanno superato quota 2.900”, spiega Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe.

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Destano preoccupazione i tassi di occupazione ospedalieri: in 11 Regioni è stata superata la soglia di saturazione del 40% dei posti letto in area medica e in altre 11 Regioni quella del 30% per le terapie intensive. Ed è allarme contagio anche tra gli operatori sanitari: “negli ultimi 30 giorni – spiega Cartabellotta - si sono verificati 19.217 contagi, rispetto ai 1.650 dei 30 giorni precedenti. Oltre al rischio di focolai ospedalieri, in RSA e in ambienti protetti, preoccupa l’impatto sul personale sanitario, già in carenza di organico oltre che provato dalla prima ondata”.

Il presidente della Fondazione Gimbe è convinto che solo il lockdown totale potrà salvare il Paese: “Il colore di una Regione viene deciso sulla base di due parametri principali: l’indice Rt e la classificazione del rischio attraverso i 21 indicatori. Ma il valore Rt è inappropriato per informare decisioni rapide perché, fotografa un quadro dei contagi relativo a 2-3 settimane prima e presenta numerosi limiti”.

“l’indice Rt usa lo specchietto retrovisore, invece del binocolo” e “rallenta la tempestività e l’entità delle misure per contenere la curva epidemica”. Per questi motivi, “il sistema di monitoraggio non è uno strumento decisionale adeguato. Senza un immediato cambio di rotta sui criteri di valutazione e sulle corrispondenti restrizioni, solo un lockdown totale potrà evitare il collasso”.

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