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Giornata con livelli da periodo festivo

Giornata interlocutoria e come tale caratterizzata da attività ridotta (anche se sul turnover pesa anche l’avvicinarsi della stagione natalizia, con relative ferie).

La scorsa settimana si è conclusa con un buon tono sui mercati occidentali. D’altronde, le news macro di Venerdi hanno riproposto il canovaccio che ha favorito l’azionario US e globale quest’anno, vale a dire economia forte con pressioni inflazionistiche limitate.

Già, perchè gli attesi payrolls di novembre in US hanno superato le attese (228.000 vs 195.000 stimati) mentre la disoccupazione si è confermata al minimo dal 2000, al 4.1%. l’unica delusione l’hanno riservata, al solito, i salari orari, saliti meno delle attese (0.2% vs 0.3% atteso e dato anno su anno che sale solo al 2.5% ve 2.7% atteso). Naturalmente ciò offre supporto a tutte le teorie circolanti sull’assenza di pressioni salariali nonostante la piena occupazione, come la tecnologia, la deregulation, l’avvento dei robot etc. Tutti fattori reali, che però traasciano il fatto che la percentuale di piccole aziende (principale serbatoio di posti di lavoro US) che ha in programma di assumere si trova ai massimi storici (NFIB: Percent of fims planning to increase employment, net 24% massimo da inizio serie).

Il dato ha ridimensionato un po’ il rally del $ (in particolare vs €), ma l’azionario ha gradito.

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La settimana è iniziata con un buon tono in Asia. Al di la di quanto detto a proposito del finale di settimana scorsa, il catalyst positivo è venuto senz’altro dalla Cina. Infatti il corposo newsflow degli ultimi giorni sembra indiscutibilmente buono:

  • Venerdi la bilancia commerciale di novembre ha sorpreso in positivo grazie a un robusto rimbalzo sia di esportazioni che di importazioni. Vero che ottobre era stato mediocre, ma il rimbalzo è robusto in assoluto.

  • Sabato i dati sui prezzi di novembre hanno mostrato calo in linea con attese per PPI e calo oltre attese per il CPI. Diciamo che l’inflazione anche qui non sembra un ostacolo nel breve.

  • Il regulator bancario cinese ha parlato di inasprire le condizioni per trasferire asset sull’interbancario, ma verso fine seduta è emerso che le autorità stanno riflettendo sulla possibilità di rinviare l’entrata in vigore delle nuove norme per il contenimento dello shadow banking system (che già dovevano partire a giugno 2019!).

Se ne deduce che il ciclo non sta ancora rallentando cosi marcatamente, e che nonostante i propositi (fermamente ribaditi anche al Central Politburo meeting di venerdi) di contenimento dei rischi finanziari, le autorità sembrano a tratti utilizzare un approccio “un passo avanti e 2 indietro” (impressione rafforzata dalla pubblicazione degli aggregati monetari di novembre, a mercati chiusi).

Così l’azionario locale ha prodotto un robusto rimbalzo, dando ossigeno a tutta l’area.

Positiva anche Tokyo, col Nikkei in grado di fare nuovi massimi in chiusura, nonostante indiscrezioni sui media secondo cui Abe sarebbe sul punto di alzare le previsioni di crescita abbiano pesato sulla prima parte di seduta, alimentando timori di minor stimolo fiscale.

Su queste basi,l’azionario europeo è partito positivo, con il settore bancario ancora supportato dalle news che gli avevano permesso il balzo di venerdi (impatto minore sui requisiti patrimoniali dall’avvento di Basilea 4). E’ durata poco e quando si è capito che l’€ avrebbe continuato il cammino intrapreso post dati venerdi, gli indici hanno preso a sgonfiarsi. Tra gli altri settori, le basic resources hanno ottenuto supporto dalle news cinesi, a maggior ragione quando sono usciti gli aggregati monetari cinesi di novembre, clamorosamente sopra attese (new loans 1.12 trlon vs 800 bln attesi, Aggregate financing a 1.6 trln vs 1.25 atteso, M2 +9.1% vs +8.9% atteso). Alla faccia del controllo del credito, appunto. Goldman calcola che il total social financing incluso emissioni di bonds sfiori ancora il +14% anno su anno a novembre.

Nel (Londra: 0E4Q.L - notizie) pomeriggio, la pubblicazione di job openings US di ottobre sotto attese ha accentuato la debolezza del dollaro, risultando in un ulteriore modesta deriva degli indici europei, mente Wall Street ne ha tratto marginale vantaggio. Così, la seduta europea si è chiusa con perdite marginali, mentre l’America oscilla poco sopra la parità, con l’S&P che ha alla sua portata l’ennesima chiusura record, dopo quella di venerdi.

L’attività dovrebbe prendere comunque quota i prossimi giorni, insieme col calendario:

oggi ancora giornata interlocutoria, caratterizzata da dati di secondo piano (anche se il PPI US di novembre un occhio lo merita). Verrà tenuta l’elezione in Alabama per il seggio vacante, con il discusso candidato Moore in recupero.

Mercoledi avremo il CPI US di novembre, seguito dal FOMC con l’ultima conference della Yellen. Dato per Scontato che i tassi saliranno di 25 bps, le opinioni sono divise tra chI si attende che i toni siano restrittivi, visto la forza dell’economia, la maggior probabilità di stimolo fiscale e i livelli degli asset, on inevitabile impatto su Dollaro e tassi, e chi sostiene che, visti i ricambi alla FED, qualunque cosa dicano non avrà importanza. Personalmente continuo a pensare che i mercati scontino troppo poco, ma ovviamente il dato di CPI conterà parecchio.

Giovedi abbiamo l’inizio dei 2 giorni di Summit EU a Bruxelles (aspettiamoci headline su Brexit nelle successive 36 ore) e BOE (Shenzhen: 000725.SZ - notizie) ed ECB meetings. Per Draghi il percorso è stato stabilito a ottobre, ma il focus sarà sul linguaggio e su quanto verranno elevate le previsioni di crescita. E poi avremo le retail sales in US e i dati macro in Cina, che a questo punto usciranno buoni, immagino.

Venerdi avremo le conclusioni del Summit Eu.

Autore: Giuseppe Sersale Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online