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Gli Usa corrono, la Bce rallenta e tutti i mercati festeggiano

Mercati in evoluzione per non dire in piena rivoluzione. A decretarlo è la situazione generale che vede l'Europa alle prese con il cambio di rotta deciso dalla Bce (cambio peraltro ampiamente previsto) con il quale Mario Draghi ha dato il via allo snellimento degli acquisti sul mercato degli asset, che da gennaio arriverà a 30 miliardi, la metà degli attuali 60, e che continuerà su questi livelli fino a settembre, se non oltre.

La situazione all'interno dell'Europa

Una porta lasciata volontariamente aperta per avere mani libere, come da lui stesso sottolineato, per poter adottare nuovi provvedimenti qualora la situazione macro dovesse peggiorare. Ma questa lungimiranza non è piaciuta ai rappresentanti tedeschi e, ancora meno, a quelli olandesi secondo i quali le operazioni di stimolo non solo avrebbero dovuto essere tagliate ma anche soggette ad una deadline imprescindibile. Il tutto a vantaggio sia della Spagna, in piena crisi nazionale con la Catalogna praticamente commissariata, ma anche dell'Italia, in piena campagna elettorale in vista di elezioni politiche che arriveranno grazie alla contestata approvazione della tanto attesa legge elettorale. Una nota da evidenziare a proposito di Italia è la promozione di S&P sul rating tricolore arrivato alla tripla B (per la precisione BBB- a BBB/A2 con outlook stabile) per la prima volta in 15 anni. A favorire la scelta sono stati elementi come un rischio bancario rivisto al ribasso, soprattutto per quanto riguarda la gestione della crisi MPS (BSE: MPSLTD.BO - notizie) , quella delle banche venete e lo smaltimento del carico di Npl che grava sull'intero settore. Altro punto a favore dello Stivale sono le migliorate prospettive di crescita, i maggiori investimenti internazionali sul paese e un aumento dell'occupazione. Guardando al Pil, da S&P fanno sapere che le previsioni per questo 2017 parlano di un +1,4%, visione ben più ottimista delle precedenti stime ferme a 0,9%, mentre tra il 2018 e il 2019 ci si attesterebbe, in media, all'1,3%.

Liquidità e mercato Usa

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Tornando alla strategia di drenaggio ufficializzata giovedì dalla Bce (Toronto: BCE-PRA.TO - notizie) , si va ad aggiungere a quella iniziata da qualche tempo dalla Fed all'interno di un più ampio trend di inversione di marcia per quanto riguarda le politiche monetarie. Numeri alla mani, infatti, le cinque più grandi banche centrali del mondo hanno iniettato nei mercati oltre 2.500 solo in questo 2017 (stime Pictet Am) che dovrebbero crollare a 510 il prossimo anno. Qualcuno resta spaventato dalla possibilità di un taglio che, viste le cifre e le tempistiche, appare drastico, ancora di più alla luce di un debito generalizzato che, tra pubblico e privato, dal 2007 ha visto un incremento del 70%, arrivando a superare i 140mila miliardi di dollari (stime FMI). Ma altri ricordano che i mercati internazionali stanno vivendo una fase congiunturale particolarmente favorevole con spinte sul settore industriale, crescita mondiale organica, utili aziendali in aumento e nessuna fiammata inflattiva, tutti fattori che possono senza dubbio rendere sostenibile il debito mondiale.

Dall'altra parte gli Usa viaggiano con un Pil che è stato confermato al 3% dopo la pubblicazione, venerdì scorso, dei dati ufficiali del terzo trimestre, dati che hanno ampiamente battuto le previsioni, ferme al 2,7%. Questo risulta essere un traguardo che, per quanto non del tutto frutto dell'amministrazione Trump, potrebbe facilmente essere sfruttato da questa per favorire l'approvazione della riforma fiscale in viaggio al Congresso. Uno scenario, quest'ultimo, che si va ad instaurare all'interno di un quadro più vasto che vede Wall Street al centro del secondo rally più longevo della sua storia, dietro all'unico precedente, ormai risalente al dicembre 1994, che finì poi a maggio del 1996. Ma a Wall Street l'ottimismo è stemperato da uno spettro che aleggia sui listini, quello di una volatilità praticamente ai minimi da oltre 40 anni. Storicamente la volatilità tende ad alzarsi in parallelo a fasi di ribasso del mercato, il che ha portato molti analisti a guardare con timore al mercato a stelle e strisce come il classico esempio di quiete prima della tempesta.

Tokyo

A festeggiare è anche Tokyo che è arrivata a superare i 22mila punti, quota che non toccava da oltre 21 anni. Nonostante l'impopolarità del primo ministro Shinzo Abe, le urne hanno assegnato al suo partito la vittoria nelle ultime elezioni anticipate volute da Abe stesso per riuscire a rafforzare la propria leadership politica. Complice le tensioni internazionali con la Corea del Nord, gli elettori hanno evidentemente preferito appoggiare la riforma costituzionale proposta dal partito liberal-democratico conservatore e quindi il progetto che cancellava il divieto per la nazione nipponica di difendersi in caso di attacco, divieto che venne imposto all'indomani della Seconda Guerra Mondiale e che a tutt'oggi rappresenta uno dei retaggi della disfatta del Sol Levante.

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