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Gli Usa pronti a bombardare la Corea del Nord

La tensione sui mercati ancora non si è avvertita ma presto le cose potrebbero cambiare. Non usa infatti mezzi termini il Segretario di Stato americano Rex Tillerson che in visita in Corea del Sud parla di un nuovo approccio in Asia e, soprattutto, del fatto che l’opzione militare contro la Corea del Nord è sul tavolo. In altre parole: il bombardamento di Pyongyang non è da escludere.

La Sud Corea non più alleata degli Usa?

Parole che sembrano ancora più cupe dopo le reiterate intenzioni del presidente Donald Trump di rafforzare l’arsenale statunitense per poter tornare a vincere le guerre (sic); intenzioni che ieri hanno trovato la relativa concretizzazione nella presentazione del budget per il 2018 e nel quale i finanziamenti alla difesa potrebbero essere aumentati di 52 miliardi di dollari.

Finisce dunque l’era della diplomazia attendista che ha contraddistinto l’area del sud pacifico negli ultimi 20 anni. Tillerson, infatti, in viaggio per conto dell’amministrazione Trump, hja chiesto a Sud Corea e Giappone di aumentare la collaborazione con gli Usa per creare un fronte comune contro la minaccia rappresentata dal leader nordcoreano Kim Jong-un sospettato di essere molto vicino ad avere la Bomba atomica. A complicare le cose, però, i problemi che ha in questo momento la sud corea: la presidente della Sud Corea Park Geun-hye, figlia del dittatore Park che ha governato il paese tra il 1961 e il 79 quando fu ucciso dai servizi segreti di Seul, è stata destituita dopo un processo per corruzione, impeachment che ha portato la nazione ad indire nuove elezioni per il 9 maggio: il problema è che, però, il candidato favorito è Il candidato favorito è Moon Jae-in rappresentante della sinistra il quale, ha già fatto sapere di essere contrario all’installazione delle basi missilistiche Usa.

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I problemi con Pechino

L’ipotesi di riuscire a ricucire lo strappo con la Nord Corea secondo le strade della diplomazia, sono chiaramente fallite, ha ricordato il Segretario di Stato, perciò nel momento in cui Pyongyang dovesse diventare una minaccia, Washington non esiterà a prendere in considerazione anche l’ipotesi militare. Una presa di posizione che rischia di aggravare anche i rapporti con Pechino, già più volte infiammatisi per le dichiarazioni del Presidente statunitense che ha accusato la Cina non solo di aver invaso il mercato a stelle e strisce con merce a bassissimo costo e quindi attuando una concorrenza sleale, ma anche di aver manipolato la propria divisa per indebolirla deliberatamente in modo da avvantaggiare il proprio export. A questo si aggiungano anche le tensioni presenti a Baden Baden dove il responsabile del Tesoro Usa Steve Mnuchin Steven Mnuchin ha confermato la possibile creazione di dazi alle merci importate da Pechino. L’escalation di una possibile crisi tra le prime due superpotenze economiche potrebbe superare i confini, già di per sè pericolosi, della guerra commerciale, per arrivare a quelli di una vera e propria guerra guerra diplomatica, visto che non più tardi di qualche giorno fa, proprio Pechino chiedeva a Washington di non esasperare i toni dopo il lancio, la settimana scorsa, di quattro missili da parte della Corea del Nord, tre dei quali caduti nel Mare del Giappone. il tutto mentre il premier nipponico Shinzo Abe era in visita ufficiale negli Usa.

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